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Rette, fino a mille euro di aumento

Rovigo fra le meno care in Veneto, ma rispetto al 2023 sono 558 euro in più con impegnativa e 1.029 senza

Rette, fino a mille euro di aumento

Le pensioni dei polesani sono le più basse del Veneto. Ma anche le rette delle case di riposo. O meglio, le rette per gli anziani con impegnativa sono mediamente sui 62,04 euro, il valore più basso, rispetto a una media veneta di 63,99, con una spesa annua che è quindi di 22.644,60 euro rispetto ai 23.356,35 regionali. Nel caso degli anziani senza impegnativa, invece, la retta media polesana è di 84,72 euro, quella veneta ben 91,03, ma in questo caso a Belluno è più leggera che a Rovigo, 84,01. In un anno si tratta di 30.922,80 euro di rette per un polesano, rispetto ai 33.225,95 di media regionale.

Il punto, però, è che la spesa annua per le rette a Rovigo è aumentata di 62,05 euro rispetto al 2024 e di 1.029,30 se si prende a riferimento il 2023, per chi non ha impegnativa di residenzialità, e di 244,55 euro annui rispetto al 2024 e 558,45 euro annui rispetto al 2023 per chi ha l’impegnativa. La media in Veneto è di 295 euro in più del 2024 e addirittura 665 euro in più rispetto al 2023.

La fotografia dei nuovi aumenti è stata scattata dai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto che proseguono nel loro monitoraggio sulla gestione della non autosufficienza degli anziani, tra costi e servizi. “I tanto temuti aumenti delle rette nelle case di riposo venete si concretizzano quest’anno con rincari che rendono sempre più difficile la vita degli anziani, oltre 30mila, non autosufficienti ospitati nelle strutture regionali e delle loro famiglie”.

Il rilevamento delle rette è stato condotto nei mesi di dicembre 2024 e gennaio-febbraio 2025, così come era avvenuto negli ultimi mesi del 2023. Ciò ha permesso un confronto storico che include sia i costi con impegnativa di residenzialità sia senza. Attraverso la consultazione dei siti web e a contatti diretti con i singoli centri servizi, spiegano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil “si è riusciti ad ottenere un importante quantità di dati relativi alla stragrande maggioranza delle strutture: nel 2025, 260 su 293 (88,8%), nel 2024 257 sempre su 293 (87,7%) mentre nel 2023 il monitoraggio ha riguardato 220 strutture su 286 (76,93%). Prendendo in esame i costi per gli ospiti che usufruiscono dell'impegnativa di residenzialità, di fatto l’85% degli anziani non autosufficienti assistiti nelle case di riposo, la retta media è passata dai 1.865,10 euro mensili (62,17 euro giornalieri) del 2023 ai 1.895,40 euro (63,18 euro) del 2024 fino ai 1.919,70 euro (63,99 euro) registrati quest’anno. Ciò significa che nel 2025 si sborsano in un anno 295 euro in più dell’anno precedente e addirittura 665 euro in più rispetto a due anni prima.

Un vero salasso che molte persone non possono affrontare. Naturalmente per i soggetti che non usufruiscono del contributo regionale la stangata è ancora più pesante, considerando il peso per molti insostenibile di una retta piena. Secondo lo studio dei sindacati dei pensionati, il costo mensile senza impegnativa è salito a una media di 2.730,90 euro, con una crescita di oltre 45 euro in confronto all’anno precedente, quando la retta media era di 2.685,60 euro (e 2.572,20 nel 2023)”.

Lo studio evidenzia anche le differenze esistenti fra i centri servizi (case di riposo) delle varie province. Prendendo in esame la retta con impegnativa, nel 2025 la spesa media giornaliera più bassa è quella applicata nelle strutture bellunesi con un costo di 55,09 euro. Una cifra decisamente inferiore rispetto al Veneziano, che ha le rette più alte di tutta la Regione con una spesa giornaliera di 69,59 euro, seguita dal Padovano (68,19 euro). “Da ricordare, comunque – notano i sindacati - che il prezzo adottato consta di diverse variabili: tipo di camera occupata (singola con bagno o con più letti), servizi offerti (ad esempio utilizzo della lavanderia) ma anche, seppur in misura minore, da altri criteri come l’essere residenti, lo stato di gravità di salute dell’ospite oppure il calcolo dell’Isee”.

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