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OMICIDIO CECCHETTIN
08.04.2025 - 17:47
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La Corte d'Assise di Venezia ha emesso una sentenza di ergastolo nei confronti di Filippo Turetta, ex fidanzato di Giulia Cecchettin, delineando un quadro inquietante di spietata lucidità e determinazione.
Secondo le motivazioni della sentenza, redatte dal presidente Stefano Manduzio e dalla giudice relatrice Francesca Zancan, l'omicidio non è stato il frutto di un momento di rabbia incontrollabile, ma il risultato di un "radicato proposito". Turetta avrebbe pianificato l'omicidio nei giorni precedenti, come dimostrato dai preparativi meticolosi e dalla scelta di un luogo appartato, una zona industriale, per compiere il delitto.
La brutalità dell'atto è stata sottolineata dalle 75 coltellate inflitte a Giulia, un numero che, secondo la difesa, potrebbe indicare inesperienza piuttosto che crudeltà. Tuttavia, la Corte ha interpretato questo gesto come parte di un piano premeditato, evidenziando la "spietata lucidità" con cui Turetta ha portato a termine l'omicidio. Dopo aver colpito la vittima, l'assassino ha atteso 20 minuti prima di reiterare l'aggressione, dimostrando una volontà ferrea di portare a termine il suo piano. Dopo aver commesso l'omicidio, Turetta si è dato alla fuga, abbandonando il corpo senza vita di Giulia in un luogo sperduto di montagna. Questo ulteriore atto di disumanità ha contribuito a dipingere un quadro di totale mancanza di empatia e rispetto per la vita umana. Le 140 pagine della sentenza offrono un'analisi dettagliata del caso, mettendo in luce la premeditazione e la determinazione di Turetta nel portare a termine il suo piano omicida.
La Corte ha ritenuto che l'omicidio di Giulia Cecchettin non possa essere considerato un atto impulsivo, ma piuttostoil risultato di una pianificazione fredda e calcolata. La sentenza di ergastolo riflette la gravità del crimine e la determinazione della giustizia nel punire atti di tale efferatezza.
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