VOCE
il caso
09.04.2025 - 06:00
Biometano sì, biometano no. I sindaci polesani come pure Ecoambiente sono al bivio: lunedì prossimo l’assemblea del Consiglio di bacino, formata da tutti i primi cittadini della provincia dovrà decidere se confermare il progetto di realizzare un impianto a Sarzano da 20 milioni di euro che trasformerebbe la frazione di rifiuto umido e di sfalci del verde prodotti dai cittadini del Polesine per una potenzialità di 50mila tonnellate all’anno in biometano e fertilizzanti. Una conferma è infatti la proposta di delibera inserita all’ordine del giorno dell’assemblea, anche se l’impianto è già stato approvato dai sindaci in precedenza e, in teoria, non ci sarebbe bisogno di ulteriori via libera sotto il profilo politico.
Però il vento è cambiato e da quando il sindaco del capoluogo Valeria Cittadin ha detto chiaro e tondo che a Rovigo l’impianto non si deve fare, l’intero progetto beneficiario di un finanziamento Pnrr da 12 milioni è stato rimesso in discussione. Sul punto i sindaci, però, non sembrano avere una linea che metta d’accordo tutti: le divisioni tra favorevoli e contrari ci sono sia tra i due schieramenti che all’interno della stessa compagine di centrodestra che detiene la maggioranza delle amministrazioni polesane. Contro l’impianto, oltre al capoluogo, c’è anche l’amministrazione della seconda città della provincia, ossia Adria.
Secondo l’assessore alle partecipate Federico Simoni, il no all’impianto è dettato da tre fattori: “E’ stato messo a gara un impianto diverso da quello approvato dai sindaci in precedenza - spiega - ci sarà un aumento delle tariffe a carico dei cittadini a prescindere, come affermano entrambe le due diligence presentate nei giorni scorsi che sono molto divergenti tra loro ma entrambe prevedono un aumenti in tariffa senza miglioramenti del servizio, infine non è più un impianto necessario per il territorio. Nulla è scritto sulla pietra e in questo contesto quel progetto non ha più senso perché è cambiato il mercato e le sue regole”.
Verso il no anche Porto Viro, almeno secondo le parole del vicesindaco reggente Thomas Giacon: “Personalmente ho grosse perplessità: nessuno è in grado di dare garanzie che con questo investimento le tariffe non aumentino. Il fatto che si debbano mettere sul piatto una dozzina di milioni oltre ai soldi Pnrr significa che qualcuno li dovrà pagare e quel qualcuno rischiano di essere i cittadini. E così non deve essere”. Restando nell’alveo del centrodestra, a favore dell’impianto ci sono invece il sindaco leghista di Porto Tolle Roberto Pizzoli: “Abbiamo approvato una delibera sul piano industriale trentennale di Ecoambiente in cui è inglobato di fatto anche questo progetto. Quindi cosa facciamo? Modifichiamo tutto il l’assetto del piano industriale che si regge anche sugli impianti? E’ questo il ragionamento che proporrò all’assemblea”. Pizzoli è dunque in linea con il vertice provinciale della Lega, mentre sempre dal fronte leghista, il sindaco di Salara Lucia Ghiotti prende tempo: “C'è ancora qualche giorno per valutare la situazione”. Anche FdI non è granitico: il commissario provinciale Bartolomeo Amidei ha sposato la linea del no del sindaco Cittadin ma il sindaco di Pettorazza Grimani Andrea Grassetto è di opinione diversa e a favore dell’impianto: “Sono molto pragmatico e voglio molto bene alla cosa pubblica – commenta – quindi sto valutando quello che farò l’11 però sono molto ottimista”. Sempre dal centrodestra il sindaco di Villadose Pierpaolo Barison fa sapere: “Domani sera (oggi, ndr) incontro la maggioranza e facciamo insieme una valutazione anche se le idee io le ho chiare. Anzi, sono obbligato ad averle chiare”. Dalle parti del centrosinistra, invece, sembra esserci una prevalenza della linea del sì all’impianto e ieri sera in Gran Guardia a Rovigo in diversi hanno partecipato all’incontro sul tema organizzato dalla Civica per Rovigo e Forum dei cittadini. Nicola Zanca, sindaco di Gaiba, è uno dei favorevoli, come pure Elena Paolizzi, sindaco di Bosaro: “Bosaro voterà per confermare l’impianto” afferma.Affinché l’ordine del giorno venga approvato dall’assemblea del Consiglio di bacino è necessario innanzitutto che la convocazione raggiunga il numero legale per teste, ossia almeno 26 sindaci presenti, e per quote. Ne servono almeno 501. E infatti, a quanto pare, la strategia dei sindaci favorevoli all’impianto potrebbe essere quella di far mancare il numero legale. Nel caso, invece, del raggiungimento del numero di presenti necessario, i sindaci potrebbero confermare l’impianto e, dunque, l’iter dell’insediamento proseguirebbe. Se, invece, vincesse il no, si aprirebbe uno scenario complesso che l’ente sta ancora approfondendo.
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