VOCE
IL PROGETTO
10.04.2025 - 06:00
Venerdì sarà una giornata cruciale per il futuro dell’impianto a biometano proposto da Ecoambiente. Perché i sindaci convocati per l’assemblea del Consiglio di bacino alle 17 sono chiamati ad esprimersi sul seguente ordine del giorno: “Conferma del modello impiantistico previsto nel Piano d’ambito del Consiglio di bacino Rovigo e conferma dell’impianto assentito dal provvedimento autorizzatorio unico (Pau)”. Sì, perché l’impianto in questione, sotto il profilo tecnico è stato autorizzato dalla Provincia lo scorso 31 marzo: la conferenza dei servizi ha dato il via libera con il solo voto contrario del Comune di Rovigo, proprietario per il 51% delle quote di Ecoambiente, mentre il comitato Via provinciale ha dato l’ok all’unanimità.
Ma il problema è politico, tra le amministrazioni che ritengono che l’impianto da 20 milioni di euro, 12 dei quali da fondi Pnrr, per il recupero di rifiuti organici e frazioni secche da raccolta differenziata della potenzialità di 50mila tonnellate all’anno per la produzione di biometano e di fertilizzanti debba essere realizzato come previsto dal piano industriale trentennale di Ecoambiente e chi, come le amministrazioni di Rovigo e di Adria ritengono che il progetto vada fermato perché non più necessario, perché la scadenza di giugno 2026 per usufruire del finanziamento Pnrr sia impossibile da rispettare e perché ci sarebbe il rischio che le tariffe a carico degli utenti polesani aumentino in modo considerevole.
E quindi domani che cosa succede? I sindaci, come da ordine del giorno, devono confermare o meno il progetto in un panorama politico estremamente frammentato, nel quale le posizioni tra sindaci anche appartenenti allo stesso partito sono molto eterogenee tra loro. Gli scenari che si aprono sono di fatto tre: l’assemblea dei sindaci per proseguire la trattazione dell’ordine del giorno deve raggiungere il numero legale formato da 26 amministratori su 50 per un minimo di 501 quote rappresentate. Da martedì, le voci in circolazione sostengono che la mancanza del numero legale potrebbe essere, alla fine, la linea prevalente. Nel caso il numero legale venga raggiunto e, dunque, la seduta sia valida, si aprono le altre due strade. Il punto potrebbe essere approvato perché la maggioranza degli amministratori presenti conferma l’impianto. A quel punto la procedura di insediamento andrebbe avanti senza ulteriori battute d’arresto.
Ma il punto all’ordine del giorno potrebbe anche essere respinto, con una prevalenza di voti contrari. In quest’ultimo caso, si aprirebbe uno scenario particolarmente complesso. Può una “non conferma” interrompere una procedura già autorizzata e prevista dal piano d’ambito e dal piano industriale approvato dai sindaci nel 2020 e valido fino al 2050? Qualcuno sostiene di no, che non sia sufficiente. E mentre il Consiglio di bacino sta facendo gli approfondimenti del caso, sembra che la strada più plausibile sia quella di riconvocare l’assemblea per, questa volta sì, un voto “diretto” di revoca dell’intera partita.
Intanto martedì sera, in sala Gran Guardia si è tenuto l’incontro pubblico sul tema “Chiudere il cerchio del ciclo dei rifiuti. Impianto di Ecoambiente: opportunità e prospettive”, organizzato dalla Associazione civica per Rovigo e dal Forum dei cittadini durante il quale sono state messe in luce le ragioni del sì all’impianto.
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