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bullismo
14.04.2025 - 21:09
ROVIGO - “Adolescence”, la serie che sta conquistando il pubblico su Netflix, ha catturato l’attenzione di molti, anche tra i polesani. Le sue puntate, infatti, mettono in evidenza il crescente fenomeno del bullismo tra le nuove generazioni, un tema particolarmente rilevante anche nelle cronache locali. Nella provincia di Rovigo non mancano episodi che testimoniano quanto la violenza tra i giovani sia una problematica sempre più preoccupante.
In questo contesto, qual è la percezione dei genitori, che spesso si trovano a dover affrontare e gestire questa realtà insieme ai propri figli? Quali sono i timori che nutrono e quali misure ritengono fondamentali per proteggere i loro ragazzi da un fenomeno tanto insidioso?
“Ho un figlio di ventidue anni e fin da quando è entrato nell’adolescenza, che sembra essere l’età più difficile, dico sempre di raccontare tutto a noi genitori, che siamo le prime persone di cui si può fidare, perché tutto si risolve - spiega Barbara - bisogna inoltre fare attenzione alle amicizie: saper scegliere le persone giuste di cui circondarsi può essere difficile per chi ha tredici o quattordici anni e in questo i genitori hanno un ruolo decisivo per aiutare il figlio in queste scelte”.
Francesco fa notare che “la cosa più importante è riuscire a comunicare con i ragazzi, alimentare la fiducia nella famiglia e nelle istituzioni. Intervenire tempestivamente è fondamentale. La scuola, in particolare, ha un ruolo cruciale nel fornire formazione e informazione su questo tema delicato”.
Eva racconta la sua esperienza: “Il bullismo c’è sempre stato e ai miei tempi si subiva in silenzio per timore dei genitori. I miei due figli sono stati vittime di bullismo. Il primo ha un carattere molto forte ed è stato in grado di reagire, mentre l’altro rimaneva in silenzio, il che ha reso più difficile venire a conoscenza della situazione che stava vivendo. Il bullismo è molto sottile: può manifestarsi tramite uno sguardo, un mancato invito a una festa di compleanno o, addirittura, invitando al compleanno qualcuno che poi non si presenta. I consigli che mi sentivo di dargli nei momenti di difficoltà erano di non dare peso a questi atteggiamenti, di chiedere sempre aiuto e di circondarsi di persone che ti siano affini. La chiave è la comunicazione, soprattutto in famiglia. Il genitore non dovrebbe intervenire direttamente, se non in casi di particolare gravità, ma deve fornire al figlio gli strumenti giusti per fargli capire che non è lui ad essere sbagliato”.
Ivano aggiunge un pensiero condiviso da tutti: “Il bullismo è un problema sociale che va affrontato attraverso il dialogo e la comunicazione tra genitore e figlio. Parlandone nei luoghi in cui questi episodi accadono, che possono essere a scuola, in un ritrovo tra ragazzi o in qualunque altro ambiente, si può decidere qual è la strada migliore per affrontare questo enorme problema”.
Le risposte, spesso segnate da preoccupazione, evidenziano la necessità di un impegno condiviso tra famiglie, scuole e istituzioni per contrastare efficacemente il bullismo e promuovere una cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.
Sulla questione bullismo interviene anche Elisa Bovolenta, psicologa esperta di problematiche adolescenziali, “è sottovalutato”.
“E’ un problema che viviamo ovunque - afferma Elisa Bovolenta - e purtroppo la gravità della situazione è spesso sottovalutata, sia dai genitori che dagli insegnanti, che non sempre riescono a cogliere i segnali di pericolo”. Questo porta a una mancata prevenzione e, talvolta, all'aggravarsi delle situazioni di violenza, sia fisica che psicologica che alcuni soggetti fragili anche per età, subiscono.
Rispetto al passato, il bullismo ha assunto nuove forme. “Una volta si vedeva la violenza in strada, oggi è molto più subdola. Il telefono è diventato un’arma potentissima - aggiunge la psicologa - I social, le chat di gruppo, le immagini e i video possono amplificare un episodio, uno scherzo, un atto di bullismo, rendendolo virale e aumentando esponenzialmente il danno psicologico della vittima”.
Continua Bovolenta: “Una lite tra due adolescenti è sempre esistita, ma se questa lite viene filmata e diffusa in rete, la sofferenza della vittima non si limita all’evento in sé, ma si prolunga e si espande a un pubblico vastissimo”.
Senza contare la diffusione di contenuti intimi senza il consenso. “Ricevo molte testimonianze di ragazzi e ragazze vittime di minacce, di immagini rubate negli spogliatoi e diffuse con l’intento di umiliare e denigrare - racconta - Questi comportamenti, spesso minimizzati, possono avere conseguenze devastanti sulla psiche delle vittime”.
In questo contesto gli adulti hanno le loro responsabilità, prima di tutte la mancanza di controllo. “Molti genitori concedono il telefono ai figli senza controllarne l’uso. Bisogna ricordare che un bambino di 12-13 anni non ha ancora la capacità di autoregolarsi - sottolinea Bovolenta - Il rischio è che gli strumenti digitali vengano usati in modo improprio, senza alcuna supervisione”.
C’è anche un problema di pigrizia e impreparazione da parte degli insegnanti e degli adulti di riferimento. “A volte sembra impossibile che un docente, presente in classe ogni giorno, non si accorga di episodi di bullismo - continua l’esperta - Ma la realtà è che spesso non si osserva a sufficienza. Manca un’attenzione adeguata alle dinamiche relazionali tra gli studenti”.
Inoltre, i genitori tendono a rimuovere la possibilità che il proprio figlio possa essere vittima o, ancor peggio, l’autore di atti di bullismo. “Pensiamo sempre che il problema riguardi gli altri. Ma tutti i ragazzi possono essere coinvolti, in un modo o nell’altro”.
Inoltre, se in passato si pensava che il bullismo fosse una prerogativa più maschile, oggi il fenomeno è trasversale. “Il bullismo femminile è spesso più sottile, più manipolatorio. Non si tratta tanto di aggressioni fisiche, ma di umiliazioni, esclusioni e minacce psicologiche - sottolinea Bovolenta - Questo tipo di violenza, meno visibile, è altrettanto dannosa e può lasciare ferite profonde. Nel mio studio vedo spesso casi di bullismo femminile che risultano particolarmente crudeli: gruppi di ragazze che isolano una compagna, che la prendono di mira con messaggi denigratori, che diffondono informazioni false per rovinarne la reputazione”.
Le forme di prevaricazione, al giorno d’oggi, non badano al contesto sociale o familiare. “Anche i ragazzi provenienti da famiglie benestanti e istruite possono essere bulli o vittime - spiega la psicologa - Il problema non è legato ai soldi, ma a un’educazione affettiva e relazionale spesso carente. Ci sono famiglie che riempiono i propri figli di oggetti, di premi, di concessioni senza insegnare il valore della responsabilità. Questi ragazzi, crescendo, possono sviluppare un senso di onnipotenza e di impunità che li porta a prevaricare sugli altri”.
L’esperta lancia l’allarme: “Non c’è solo il bullismo, ma anche una crescente solitudine e fragilità emotiva tra i giovani. L’uso incontrollato della tecnologia ha contribuito a creare un vuoto relazionale, i ragazzi faticano a costruire rapporti autentici e significativi. Cresce la depressione tra gli adolescenti, fenomeno preoccupante che richiede un intervento urgente. I genitori non devono avere paura di esercitare il loro ruolo. Il telefono non è un diritto, è uno strumento che va regolato - conclude l’esperta - Bisogna esserci, osservare, interagire con i nostri figli. La relazione con loro è la chiave per aiutarli a crescere in modo sano e consapevole”.
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