VOCE
acquevenete
14.04.2025 - 21:34
La sede rodigina di Acquevenete è pronta a cambiare volto, a rendere più efficiente e funzionale l’organizzazione dei propri servizi e, allo stesso tempo, si prepara ad aprire le proprie porte a tutti i rodigini. Come? Attraverso un imponente progetto di riqualificazione di tutti gli oltre 14mila metri quadrati dell’area di via Benvenuto Tisi da Garofolo e nel giro di poco più di due anni si trasformerà in un polo adibito a servizi con annesso un centro culturale destinato a dare nuova vita all’intero quartiere della Commenda.
Lunedì all’auditorium dell’Urban digital center è stato svelato il progetto di riqualificazione del complesso acquedottistico di Rovigo che comprende una nuova sede per Acquevenete ma anche un museo dell’acqua per l’intera città. “Abbiamo voluto questo momento - ha detto l’assessore all’urbanistica Andrea Bimbatti - perché il settore urbanistica nel giro di pochi giorni è pronta a rilasciare il permesso di costruire”. Il sindaco Valeria Cittadin ha sottolineato il valore della proposta: “Un progetto importante che merita un plauso sia per la riqualificazione della sede che per le novità per il quartiere che ha bisogno”. Il presidente di Acquevenete Piergiorgio Cortelazzo ha sottolineato: “Parlo anche per conto del mio cda che ringrazio per la compattezza: stiamo dando seguito ad un impegno preso quando abbiamo fatto la fusione tra Cvs e Polesine Acque. Tra qualche giorno scadranno i termini della gara per la fase esecutiva del primo lotto che prevede uno sforzo economico non irrilevante”. Che tradotto in numeri corrisponde a 3,5 milioni di euro per un tempo di esecuzione di due anni: a tanto ammonta infatti l’investimento per il primo lotto dei lavori che, come ha spiegato il progettista Alessandro De Paoli, introdotto dalla direttrice di Acquevenete Monica Manto, consiste nella demolizione degli attuali uffici, risalenti agli anni ‘70, e la realizzazione di una nuova sede operativa dotata di spazi moderni e funzionali, progettata per accogliere circa 60 lavoratori.
Inoltre, una delle due cisterne interrate, risalenti agli anni ‘30 e sottoposte dal 2020 a vincolo monumentale da parte della Soprintendenza come pure la torre piezometrica, verrà recuperata. “La cisterna viene aperta - ha evidenziato De Paoli - e diventa parte integrante del percorso dell’area di cui la torre diventa l’elemento centrale. L’ingresso diventa una piazza con i totem delle indicazioni per gli uffici. Ricordiamo che siamo dentro un parco, del quale verranno ricomposti gli assi centrali in modo da rideterminare il tracciato delle vecchie condotte segnate dall’acqua, come chiesto dalla Soprintendenza. La cisterna non è più un volume chiuso, nascosto e misterioso: le sue stanze vengono recuperate per diventare una caffetteria ed uno spazio ricreativo. Entrambe le cisterne restano volutamente nascoste dal verde con un ridisegno delle alberature”. In generale, “verrà decementificata l’area - ha aggiunto Manto - valorizzato il verde e verrà messa in sicurezza una porzione di parcheggio ad uso dei genitori che accompagnano i figli nelle scuole della zona, dunque avrà anche una funzione sociale”. I progettisti rodigini Sebastiano Trevisan e Luca Paparella hanno invece illustrato il secondo lotto dell’intervento, “ancora in fase embrionale” ha precisato Paparella, che prevede un investimento di ulteriori 1,8 milioni. Il secondo step riguarda il recupero della torre piezometrica e la seconda cisterna che resta un terrapieno per il diniego della Soprintendenza a “scoprirla” per renderla un auditorium. “Nella torre verrà inserito un percorso museale che la renderà fruibile per 36 dei suoi 53 metri di altezza”. In sostanza, a parte la vasca collocata in cima, la struttura del 1936 in cemento armato e vincolata sarà visitabile e al suo interno sarà allestito il museo dell’acqua, spazio multimediale che racconterà la storia dell’acquedotto cittadino e di Acquevenete. Non a caso, in cima campeggerà la scritta “Storia e futuro dell’acqua”. All’esterno sarà allestito un auditorium all’aria aperta.
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