VOCE
CRONACA
15.04.2025 - 16:10
Dal profilo Facebook di Massimiliano Mulas
Massimiliano Mulas, 45enne di origini sarde, è stato arrestato a Mestre la scorsa settimana per aver violentato una bambina di undici anni, dopo averla seguita e spinta dentro casa. Quella di Massimiliano Mulas è la storia di una scia di crimini e violenze che dura da 25 anni: un intreccio di identità multiple, crimini efferati lungo tutto lo stivale e un utilizzo manipolativo dei social media.
La prima agghiacciante violenza perpetrata dall'uomo risale al 1998, in un paese in provincia Sassari, quando, appena diciottenne, decapita un cane e invia la testa a una ragazza, accompagnata da una lettera estorsiva. Nel 2002, trasferitosi in Trentino Alto Adige, aggredisce e violenta una turista, un crimine che gli costa una condanna a quattro anni e mezzo di carcere. Dopo la condanna in Trentino, Mulas si trasferisce a Padova, dove nel 2006 aggredisce sessualmente due studentesse. La sua modalità operativa è sempre la stessa: avvicina le vittime all'ingresso delle loro abitazioni. Nonostante i crimini, riesce a tornare in libertà, senza mai sottoporsi a perizie o percorsi di riabilitazione.
Mulas non è solo un criminale, ma anche un maestro dell'inganno. Sei profili Facebook e due su Instagram testimoniano la sua capacità di reinventarsi continuamente, creando identità che spaziano dal devoto religioso al predatore sessuale. I suoi post variano da preghiere e ricordi familiari, a inquietanti appelli per incontrare nuove persone. La sua presenza sui social è un riflesso della sua vita nomade, che lo vede spostarsi da una città all'altra, sempre in cerca di nuove vittime.
Settimana scorsa Mulas è tornato a colpire a Mestre. Dopo aver violentato una bambina di 11 anni, fugge, ma lascia dietro di sé tracce che portano rapidamente alla sua identificazione e al suo arresto. Il carabiniere che lo ferma racconta di averlo chiamato per nome, notando subito il suo nervosismo, un dettaglio che ha contribuito alla sua cattura.
La storia di Mulas solleva interrogativi inquietanti sul sistema giudiziario e sulla sua capacità di prevenire la recidiva in casi di violenza sessuale. Nonostante i molteplici reati commesso negli anni, nessun tribunale lo ha mai definito pericoloso, permettendogli di tornare in libertà e continuare a colpire. Le autorità stanno ora cercando di ricostruire i suoi movimenti recenti, mentre sui social si moltiplicano le minacce di vendetta nei suoi confronti.
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