VOCE
ARTE
15.04.2025 - 16:19
Spirali, sfere aree e nebulose, strascichi di galassie, torpide esplosioni nucleari: parlano, evocano, mostrano, ma soprattutto, catturano. Sono queste le caratteristiche delle opere di Andrea Raccagni, esponente italiano di spicco dell’arte informale, esposte straordinariamente alla Fondazione Sabe per l'arte di Ravenna.
Dal 17 aprile al 29 giugno, Andrea Raccagni. Vortice cosmico sarà visibile agli occhi dei visitatori. Scarti, ferro, cartone, elementi poveri che si sposano a un’innata capacità di raccontare con la materia: a collegare l’autore imolese con il Polesine, tre opere della collezione, ospitata in Villa Morosini di Polesella, di proprietà dell’ingegnere Luciano Zerbinati.
Tra lamiere, lampadine elettriche e elementi naturali, l’artista cela il vero significato di un’intensa attività artistica, iniziata nel ‘41, e poi approdata direttamente nel nuovo millennio. Il secolo breve lui lo ha visto tutto, lo ha raccontato in un intricato groviglio di masse che, anche da occhi non esperti, richiamano, rimandano a ciò che il mondo si trovava di fronte dopo la fine della seconda Guerra Mondiale. Cocci di vite, frammenti di città, squarci e lacerti di un’identità globale da ricostruire e, di un’arte, che non guardava più alla vecchia Europa ma alle nuove correnti statunitensi; da una Parigi artisticamente distrutta dal regime Vichy a una New York, invece, pronta al debutto di Pollock alla 9th Street Art Exhibition.
È in questo contesto che l’autore, nel ‘41, muove i primi passi negli studi dei pittori Della Volpe e Margotti, saltuariamente anche quello di Giorgio Morandi a Bologna. Dal ‘48, espone in numerose mostre nazionali e internazionali, aggiudicandosi il successo della critica. Tra le peculiarità della sua ricerca artistica, l’impiego di materiali inediti: copertoni, foglie, sassi, tralci e muschi, poliuretano e metalli, fino alla più alta sperimentazione nel rendere solide anche le forme inconsistente e gassose. La necessità di sottrarre peso alla scultura, in contraltare allo stile statuario che aveva dominato negli anni precedenti, è l’aspetto che l’esposizione ravvenate vuole approfondire, a vent'anni dalla scomparsa dell’artista.
Realizzata con il patrocinio del Comune di Ravenna e del dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna - Campus di Ravenna e con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, la monografica è curata da Claudio Spadoni. Con l’inaugurazione, giovedì 17 aprile alle 18 in via Giovanni Pascoli 31, Ravenna è porta ad accogliere una sperimentazione che tocca i vertici più alti dell’informale italiano, in una mostra che fa riflettere e toccare la materia dell’impercettibile, la sostanza del tempo e di un suo eccellente interprete.
Orari: giovedì, venerdì, sabato e domenica ore 16-19; aperta anche il 20 aprile (Pasqua), 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno e il 17 maggio per la Notte dei Musei 2025, fino alle ore 23. L’ingresso è libero.
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