VOCE
la festa
19.04.2025 - 21:00
“Saper reagire alla violenza ed essere vicini a poveri e deboli”
Il messaggio di auguri del vescovo. Monsignor Pierantonio Pavanello ha rivolto gli auguri di Pasqua al Polesine puntando sul significato di questa festa, sulla speranza, anche per la fine di violenza e guerre e per il sostegno ai più deboli.
Pavanello rimarca che “il mio augurio è che ognuno esca dall’indifferenza, dal torpore e dalla rassegnazione per lasciarsi toccare della Pasqua di Cristo: ne abbiamo tutti bisogno per non soccombere e per trovare la forza di reagire alla forza inaudita della violenza e del terrore. Il mio pensiero va in particolare ai più deboli e poveri: a chi è provato dalla malattia, a chi è anziano, a chi non sa come sostentare se stesso e i propri cari. La Pasqua aiuti tutti a trovare nuove ragioni di vita e di speranza”.
“Tra i tanti modi di spiegare il significato della Pasqua - dice il vescovo - ne ricordo uno legato ad un apologo molto efficace. Immaginate di vedere uno stormo di uccelli che si trovano ad essere prigionieri di una gabbia coperta da una rete. Il loro desiderio è quello di uscire e poter volare liberi nel cielo, ma ogni loro tentativo si infrange contro la rete. Sembra che per loro non vi sia alcuna possibilità di uscire e conquistare la libertà: appaiono condannati senza speranza. All’improvviso però uno di loro riesce a lacerare la rete e ad aprire un varco: tutti lo seguono e si ritrovano finalmente a volare liberi nel cielo azzurro. Come è facile comprendere, lo stormo rappresenta l’umanità oppressa dalla cappa del peccato e della morte; l’uccello che rompe la rete rappresenta il Cristo crocifisso e risorto che spezza le catene del peccato e della morte e apre ad ogni essere umano, che decide di seguirlo, la via per una vita nuova”.
Monsignor Pavanello rimarca che “la risurrezione di Gesù è l’evento che cambia radicalmente la prospettiva della nostra esistenza: senza di essa saremmo condannati a vivere nella schiavitù del peccato e della morte, privi di ogni speranza. Noi facciamo fatica a comprendere che cos’è la risurrezione: conosciamo il rinvenire di un uomo da uno svenimento, conosciamo il risveglio dal sonno, conosciamo casi di rianimazione, conosciamo anche casi di ritorno dalla cosiddetta morte clinica che non è una vera morte, ma la risurrezione di Gesù è qualcosa di completamente diverso: è la vittoria sulla morte. Gesù è vivo perché anche noi possiamo vivere una vita ‘altra’, non più condannata a subire il peccato e la morte. Gesù, con la sua morte e risurrezione, ci libera da ciò che lega e distrugge la nostra vita: la paura, l’egoismo, la colpa e, in definitiva, la morte”.
Questa vita ‘altra’, non comincia solo dopo la nostra morte, ma inizia quando lasciamo che Gesù entri nello spazio della nostra vita attraverso la porta della fede. “In un momento buio della storia dell’umanità, celebrare la Pasqua vuol dire immergerci in questa novità inaudita per attingere quella speranza di cui abbiamo bisogno come il pane”.
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