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ITALIA

"Ci ha insegnato a essere umani"

Le reazioni dei rodigini alla scomparsa di Papa Francesco

Le reazioni dei rodigini alla scomparsa di Papa Francesco

12 anni e 39 giorni: è questo il bilancio di un pontificato giunto al termine il lunedì dell’Angelo, nel silenzio del mattino. Casa santa Marta è avvolta nel commesso cordiglio e ora non si sentono più le ruote della sedia a rotelle scivolare sui marmi dei pavimenti, neppure i passi di quelle scarpe – nere, non rosse– che Francesco indossava a Buenos Aires, e che neppure l’austerità di una Loggia delle Benedizioni, quel 13 marzo 2013, era riuscita a fargli cambiare. È da ieri, invece, rossa la casula che indossa nell’altrettanto rossa parete della bara in legno e zinco che ne accoglie il corpo, rossi sono i sigilli degli appartamenti, rosse le mozzette di quei 135 cardinali che entreranno in Sistina.

Nell’inesorabile, quanto necessario, passo del tempo che cadenza i riti di un cerimoniale, seppur snellito, la fretta porta a guardare già verso chi si affaccerà dal balcone di san Pietro. Tuttavia, come nel resto del mondo, Francesco ha lasciato un’eredità, non solo dura da non considerare, quanto piuttosto, necessaria da ricordare. Ne sono convinti i rodigini: la dote forse più prossima, più vicina alle persone che il papa aveva era l’umanità.

“Mi è rimasto molto impresso come papa, specie dal punto di vista umano, particolarmente gentile, faceva discorsi di grande importanza per tutti” sottolinea Arianna, ricordando l’annuncio della scomparsa: “È stato uno shock, si era appena ripreso, era appena uscito dall’ospedale, che sia morto così all’improvviso, non me lo aspettavo”. Alberto, invece, ricorda: “Un papa che ha dato tantissimo: tanta bontà e volontà di fare il bene, tramettendo un senso di pace di cui in questo momento abbiamo tantissimo bisogno. Speriamo che questo ricordo rimanga a tutti in maniera profonda”.

Un ricordo che già tutte le reti nazionali e estere stanno tramettendo in questi giorni austeri proclamati lutto nazionale, un testamento spirituale che, oltre all’unica indicazione sulla sepoltura in Santa Maria Maggiore, di suo pugno, non dice altro: parlano solo i fatti le “prime volte” di un papa che della novità ha fatto l’inizio di tanti processi aperti anche nella gestione ecclesiale. Lo sostiene Agnese: “Mi ricordo benissimo, quando è stato eletto ero alle elementari. Era come uno zio, un nonno di tutti penso. Ieri quando ho appreso la notizia sono rimasta scioccata, tanto che, essendo fuori casa, mi sono dovuta fermare per chiamare un’amica e darle la notizia. Scioccante perché l’ho sempre reputata una persona estremamente umile, buona, un esempio da seguire”. Snellire, dimensionare, slacciare, andare: quattro verbi per decodificare l’essenza, mai del tutto compresa, di Bergoglio, dalle decisioni anche apertamente disprezzate agli slanci che non potevano lasciare indifferenti. Commenta Micaela: “Un dispiacere tanto grande. Ha lasciato tanti insegnamenti, ha insegnato agli uomini che cos’è veramente essere umani”, in altre parole, ha fatto riscoprire che l’umanità si cela ed è necessaria nel suo ruolo; prima che Vescovo di Roma, sempre servo dei servi.

 

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