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“Quel giorno al telefono col Papa”

“Francesco mi chiamò per ringraziarmi di aver segnalato la storia dei Bellato e dell’Ail”

“Quel giorno al telefono col Papa”

Correva l’anno 2019, martedì 26 febbraio. A metà mattinata, mentre stavo lavorando al computer per preparare gli articoli per “La Voce di Rovigo” del giorno dopo, squilla il telefono. Quel numero non è nella mia rubrica e appare la scritta ‘numero nascosto’. Sono tentato di non rispondere. In un attimo penso “magari richiamano”, quindi meglio rispondere subito.

Apro la telefonata e una voce tanto gentile quanto delicata dice “Sono Papa Francesco”. Un attimo di turbamento tra incredulità e stupore. La tentazione immediata di replicare con “Mi credi così fesso da cascarci?” Frazioni di secondo, intanto dall’altra parte, sicuramente comprendendo il mio smarrimento, la voce prosegue: “Scusi, sto parlando con il signor Luigi Ingegneri?” Allora rispondo: “Sì, santità, sono io”. Ed era proprio lui: Papa Francesco.

A questo punto, come se non bastasse l’emozione di parlare direttamente con il Papa, segue un momento di totale black out mentale totale perché il Papa deve ringraziarmi. “La chiamo - prosegue Bergoglio - per ringraziala della segnalazione che gentilmente ha voluto farmi avere a riguardo di Marilena e Silvano Bellato. La ringrazio di cuore, perché è una storia di dolore e salvezza. Voglio assicurarle che ricorderò questa storia nel discorso al raduno dell’Ail”.

L’imbarazzo è ormai fuori controllo. Ero solo e nessuno potrà testimoniare che in faccia ero più rosso di un pomodoro. Quindi: non solo il Papa mi ha chiamato, non solo mi ha ringraziato, ma userà le mie parole nel suo discorso. Ed è stato di parola. Nell’incontro di quattro giorni dopo, sabato 2 marzo, nell’aula Paolo VI in occasione dell’udienza speciale per celebrare il 50 esimo anniversario dell’Ail a metà discorso, circa, il Papa afferma: “Ci sono tante storie, tante storie di croce tra voi. Permettetemi di ricordare oggi qui - una tra i tanti - Marilena e Silvano Bellato, come esempio. Hanno sofferto una doppia ‘mazzata’ dalla vita con la morte dei loro figli Fabio e Sara. Hanno avuto il coraggio di rimanere in piedi con la sofferenza, come Maria ai piedi della Croce. E da quel dolore sono riusciti ad andare avanti pensando alla ‘risurrezione’ di tanti bambini con la fondazione della sezione provinciale dell’Ail. Grazie tante a loro e a tanti che sono come loro”.

Parole che lasciarono tutti senza parole: Marilena e Silvano, guardandosi sorpresi negli occhi esclamarono: “Ma siamo noi!”; i vertici nazionali Ail rivolgendosi ai due coniugi adriesi domandarono: “Ma come è possibile tutto ciò?”. Gran parte delle migliaia di persone presenti che conoscevano la storia dei Bellato piansero di commozione. Al termine, nel fare il giro per i saluti, Francesco incrociò Marilena e Silvano, strinse loro le mani, li benedisse e donò a entrambi un rosario particolare.

La telefonata rimase rigorosissimamente riservata: ne portai a conoscenza soltanto mia moglie e Laura Cassetta, attuale presidente Ail, che doveva accompagnare Marilena e Silvano a Roma, insieme a una cinquantina di soci e volontari Ail. Qualche giorno prima della telefonata, avevo scritto una breve lettera al Papa per portare alla sua attenzione “il loro caso”, sapendo che avrebbero partecipato all’udienza. Sapevo che far arrivare una lettera al Papa non è facile, così ho seguito un canale informale, affidandomi a un amico che lavora in Vaticano. La mia speranza arrivava fino alla segreteria del Pontefice, confidando che qualcuno dei collaboratori gliene facesse cenno. Invece Francesco ha voluto leggere quella lettera, ha voluto telefonarmi per ringraziarmi, ha voluto riportare le mie parole nel suo intervento.

Adesso gli sono infinitamente grato non tanto per avermi telefonato, o ringraziato, o preso le mie parole, ma per aver regalato un’emozione unica a Marilena e Silvano come piccola ma meritata ricompensa per la sofferenza patita, come riconoscimento per quanto hanno fatto dopo quella duplice tremenda ferita. Mentre Papa Francesco è in cammino verso il paradiso, lo ringrazio per il privilegio che ha voluto donarmi e lo saluto con le stesse parole di Santa Chiara nel dare l’ultima carezza al poverello d’Assisi: “Ora vai Francesco e non voltarti indietro”.

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