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25 aprile a Rovigo

“Da quel giorno siamo italiani”

Bandiera issata solo a mezz’asta per il Papa. Il prefetto: “Festa di libertà e speranza”

“Migliaia di italiani fecero una scelta. Spesso non avevano le stesse idee, né gli stessi obiettivi politici. Eppure si unirono. La Resistenza nacque come un moto profondo e spontaneo di dignità, il rifiuto morale dell’ingiustizia, della sopraffazione, della violenza. E forse fu proprio in quel periodo tragico, che iniziammo davvero a sentirci italiani”.

Sono state queste le parole di Valeria Cittadin, sindaco di Rovigo, durante le celebrazioni solenni per l’ottantesimo della Liberazione svoltesi ieri a palazzo Nodari con la seduta congiunta del consiglio comunale e di quello provinciale. Aula gremita di tanti sindaci polesani, rappresentanti delle istituzioni (oltre al presidente della Provincia Enrico Ferrarese, c’erano gli assessori regionali Cristiano Corazzari e Valeria Mantovan, il senatore Bartolomeo Amidei, proseguendo con il prefetto Franca Tancredi e il procuratore capo Manuela Fasolato), delle forze dell’ordine e delle forze armate, oltre ad Anpi e a tante altre associazioni del capoluogo.

Uniti per il ricordo di, parafrasando il film del ’77, “una giornata particolare”, un momento indelebile della storia italiana, atto fondativo della ritrovata democrazia che pose le basi della nostra Costituzione.
Dopo il minuto di silenzio per commemorare la scomparsa di Papa Francesco, Cittadin ha aggiunto: “Nel processo di Resistenza e unità nazionale ebbero un ruolo decisivo anche i cattolici. Le parrocchie divennero rifugi. I sacerdoti aiutarono perseguitati, partigiani, ebrei. I comitati di Liberazione videro la presenza attiva e coraggiosa di molti credenti”.

La parola è poi passata a Ferrarese che, rivolto verso gli studenti universitari e tutor della Consulta provinciale degli studenti di Rovigo, Alessandro Secondi e Monsif Sobti, presenti in aula, ha sottolineato: “E’ centrale il ruolo della memoria: man mano che i testimoni diretti iniziano a diminuire, è essenziale che siano presenti i ragazzi, le scuole, i giovani, in questi momenti solenni. Per tramandare serve l’approfondimento vero, la conoscenza di ciò che è stato perché non si ripeta”.

Prima dell’intervento di Gian Antonio Stella, storico giornalista e scrittore, anche il prefetto Franca Tancredi ha ribadito: “Oggi è la festa di libertà di tutti, della speranza anche per voi giovani. Pace libertà, dialogo e collaborazione devono essere custoditi e difesi, ritrovando la stessa energia, sacrificio e forza morale che hanno avuto i nostri avi, non devono andare perdute”.

Alla “lectio” di Stella è seguita la cerimonia in piazza Vittorio Emanuele II per i tradizionali omaggi al ricordo di coloro che, perdendo la vita e lottando, hanno spezzato le catene della dittatura. Arrivato nel listòn, il corteo ha assistito all’alzabandiera solenne sulle note dell’inno nazionale, il tricolore è rimasto a mezz’asta in ossequio al lutto nazionale per la morte del pontefice. Da lì, è proseguita la deposizione delle corone nell’atrio della Gran Guardia con il silenzio d’ordinanza in sottofondo.

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