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ariano nel polesine

“Così abbiamo salvato il ponte”

Una storia appassionante di impegno civile e tenacia

“Così abbiamo salvato il ponte”

Sull’argine del Po di Goro, nel punto in cui Emilia-Romagna e Veneto si stringono la mano, sorge il ponte tra Ariano Ferrarese e Ariano Polesine. Un’opera semplice, ma dal valore immenso per due comunità divise solo formalmente dal trattato di Vienna del 1906. Quel ponte, che vent’anni fa rischiava l’abbattimento, oggi resiste anche grazie a Pietro Laurenti, instancabile promotore dell’associazione “I Due Ariano” e simbolo di una battaglia civile che ha saputo coinvolgere istituzioni, tecnici e cittadini.

“Aver salvato questo ponte per noi è stato come vincere al Lotto - racconta Laurenti - Significa avere conservato un collegamento che dal 1905 teneva unite due terre sorelle”.

La lotta per il ponte fu tutt’altro che semplice. In mancanza di fondi certi, il gruppo di Laurenti presentò un progetto coinvolgendo prefetti, sindaci e tecnici delle due province e regioni. Determinanti furono il professor Datei, ordinario di idraulica a Padova, e l’ingegner Baroncini, capo del Magistrato del Po. Una rete che permise di ottenere prima il rialzo del ponte di 1,5 metri, poi, grazie a fondi legati a un’emergenza in Piemonte, la messa in sicurezza definitiva. Laurenti ha voluto anche ricordare Ioner Mainardi e Bertinato Vittorino che hanno contribuito a questo risultato. Oggi, però, quel ponte accusa i segni del tempo.

“È come un malato di tumore - denuncia - Le buche nel piano viabile permettono al diossido di carbonio di penetrare nel calcestruzzo, corrodendo le armature. Se non si interviene subito, il rischio è gravissimo”.

Un appello che merita di essere ascoltato, perché certi ponti non sono solo cemento e ferro, ma storia, memoria e vita quotidiana.

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