VOCE
veneto
06.05.2025 - 10:00
Foto di repertorio
In un mondo in cui la tecnologia promette di semplificare la vita, i rider di Deliveroo si trovano a lottare contro un algoritmo che sembra più un nemico che un alleato. Andrea Reccardo, 46 anni, originario di Mestre ma residente a Portogruaro, è uno dei protagonisti di una protesta che ha acceso i riflettori sulle condizioni di lavoro dei rider. La scintilla è scoccata quando un collega si è rifiutato di percorrere 40 chilometri per consegnare un panino, scatenando una reazione a catena che ha coinvolto il Burger King del centro commerciale Adriatico 2 di Portogruaro.
Il rifiuto di consegnare un ordine a Bagnarola, in provincia di Pordenone, per soli 5,60 euro ha portato i rider a ribellarsi. "Non è un capriccio", spiega Reccardo, "vogliamo far capire che stiamo lavorando in perdita". La situazione è peggiorata quando il direttore del fast food ha spento il palmare del collega, un gesto definito "vendicativo" dai lavoratori. La protesta non si limita al fast food: i rider stanno valutando l'apertura di una vertenza sindacale contro Deliveroo per le paghe basse e la mancanza di tutele.
Andrea Reccardo racconta come il lavoro di rider sia cambiato negli ultimi anni. "Quando ho iniziato, tre anni fa, non era male", ricorda. "Lavoravo 24-25 giorni al mese e potevo guadagnare fino a 3.000 euro, al netto delle spese". Oggi, però, la situazione è ben diversa. Gli incentivi sono stati ridotti e le tariffe sono diventate insostenibili, con compensi di appena 3,70 euro per consegne di un chilometro e mezzo. "A marzo ho fatto 5.200 chilometri per 1.200 euro lordi", sottolinea Reccardo, evidenziando la precarietà del settore.
I rider chiedono condizioni di lavoro più giuste, ispirandosi al modello di Just Eat, che offre un rimborso di 0,32 centesimi per ogni chilometro percorso oltre alla paga base. "L’ideale sarebbe un contratto simile", afferma Reccardo, che a marzo ha percorso cinquemila chilometri. La lotta dei rider non è solo per un salario dignitoso, ma anche per il riconoscimento dei loro diritti e la possibilità di lavorare in condizioni più umane.
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