VOCE
VATICANO
08.05.2025 - 21:20
“La chiesa ha un nuovo pastore”: è arrivata inaspettata per tutti la fumata bianca. Alle 18.08 il comignolo della Sistina ha proclamato di nuovo, con la sua aurea nello sfondo azzurro romano, il 267° successore di Pietro. È il 69enne statunitense Robert Francis Prevost, il nuovo Leone XIV, statunitense per nascita ma missionario peruviano d’adozione, ha sorpreso tutti. Lo ha ribadito il Vescovo della Diocesi di Adria-Rovigo, Pierantonio Pavanello: “Come la storia millenaria della chiesa insegna, lo Spirito Santo sorprende sempre le nostre previsioni umane. Stavolta è stato eletto papa un candidato segnalato ma che non risultava tra i più conosciuti. Un candidato dal curriculum particolare: è un cardinale americano, religioso agostiniano, missionario e vescovo in Perù”. Un curriculum composto anche due lauree e la fresca nomina cardinalizia nel 2023, che, come continua: “Unisce il mondo del Nord ricco con la parte più povera a sud, non è da dimenticare poi che negli ultimi ha svolto un compito molto importante nella curia romana, come prefetto del dicastero dei vescovi, uno dei principali collaboratori di Papa Francesco. Lo abbiamo sentito tutti ricordare proprio Bergoglio mentre si affacciava commosso dalla loggia delle benedizioni vaticana. Probabilmente i cardinali hanno visto in questo profilo un candidato con molte competenze e in grado di governare la chiesa in un momento così difficile per tutto il mondo”.
Nel fermento di un rito millenario, nel giro di un’ora piazza san Pietro ha visto arrivare 150mila persone, e l’abbraccio del Bernini, come ha detto il nuovo pontefice, “Abbraccia tutti, tutti”. Primo nord americano e anche primo a leggere un discorso: è tornata la mozzetta, la stola con il principe degli apostoli, Pietro e l’apostolo delle genti, Paolo, ma anche un discorso moderno, aperto, accogliente, di pace, pace e ancora pace. “Mi ha colpito il saluto: molto semplice, chiaro e anche con un messaggio molto bello e preciso rivolto alla chiesa e a tutta l’umanità, ponendosi in continuità con papa Francesco” ha aggiunto Pavanello. Risuonano ancora nelle orecchie di tutti infatti quelle parole di Francesco: “todos, todos, todos” e anche Prevost ha accennato un saluto in spagnolo, nel plauso esultante della folla che intonava il suo nome tra striscioni, bandiere e la certezza che ora la chiesa è guidata da un nuovo padre.
Novità anche il nome: Leone. “Vedremo anche che spiegazione ci darà. Quello che ho pensato sentendo il nome Leone XIV è che abbia voluto ricollegarsi alla tradizione antica della chiesa, il primo a portare questo nome, infatti, è Leone Magno, grande padre della Chiesa d’Occidente” sottolinea a caldo il vescovo. A lui, infatti, si deve il sostegno all'unità della Chiesa, fu teologo potente e diplomatico sopraffino. “L’ultimo papa con questo nome, Leone XIII, è stato un grande pontefice sul finire del ‘800. Fu il papa della “Rerum Novarum”, il difensore dei lavoratori, il primo che si è confrontato con la modernità in modo positivo e costruttivo. Probabilmente il nome ci collega a una tradizione antica della chiesa. Ci porta oltre certe contrapposizioni che negli ultimi decenni non hanno certo giovato alla vita ecclesiale” conclude Pavanello. “Si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri” scrive il capitolo 29 dell’enciclica leonina, altrettanto ha riassunto nel discorso, più lungo del solito dal balcone vaticano, il nuovo papa: un impegno di continuità e nuova speranza, alla luce di un tramonto romano che preannuncia un’alba nuova.
Commenti all'articolo
frank1
09 Maggio 2025 - 08:09
Bella notizia!! un augurio..rispetto al suo predecessore: si spera porti piu' fedeli nella chiesa,viste le perdite precedenti...si spesa che il nuovo papa si oocupi meno di politica,specie quella italiana...e che non dica agli altri cosa bisogna fare quando in primis lui stesso non le faceva!! AUGURI LEONE!!
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