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NUOVO PAPA

“Cittadino del mondo e di dialogo”

Il commento all'elezione dall'abate statunitense Zielinski, del Pilastrello di Lendinara

Il commento all'elezione dall'abate statunitense Zielinski, del Pilastrello di Lendinara

Se l’elezione di Leone XIV, primo statunitense al soglio di Pietro, ha scosso il mondo, non poteva non sorprendere anche dom Christopher Zielinski, da Lakewood in Ohio direttamente a Lendinara, dove ricopre il ruolo di abate del santuario del Pilastrello.

“È una novità, una sorpresa, mi aspettavo un’altra scelta, era talmente presente un’altra possibilità che non mi era passato per la testa come possibile nuovo pontefice”. È forte, palpabile, la commozione di quegli istanti che hanno segnato un nuovo capitolo della storia. Religioso dal 1972, già priore di San Miniato al Monte a Firenze, è stato abate di Nostra Signora di Guadalupe a Pecos, negli Usa, e ricorda: “La cosa che mi colpisce è che è nato a sud Chicago: operava e diceva messa proprio nella parrocchia agostiniana dove abitavano mia zia e dei miei cugini, non lo conosco di persona ma l’ho sentito vicino, è stato emozionante”. E continua: “Mi è piaciuto. Il suo stile pacato, molto attento e gentile è stato nello stesso tempo estremamente chiaro e deciso. In poche ore, sia nel discorso che durante la prima messa di ieri in Sistina, ha parlato moltissimo di Gesù e Maria, che per me è una promessa da non sottovalutare”. L’abate infatti sottolinea la profonda devozione mariana di tutta l’America: “Essendo stato missionario e vescovo in Perù, sicuramente è innamorato della Guadalupe; per noi americani, indistintamente tra nord e sud, è la Vergina patrona e il fatto che sia stato eletto in una giornata così significativa per la sua devozione, l’8 maggio, non fa che sorridere”.

Fondamentale, secondo Zielinski, proprio lo spirito missionario del nuovo Papa. Il discorso di pace e apertura, continua: “Mostra il grande amore per gli ultimi e la vicinanza a una terra nella quale ha operato in vero spirito di missione. E’ un cittadino del mondo, capace di dialogo. Già la sua origine familiare (francese, italiana e spagnola) lo rivela: il motto dell’unità e la scelta del nome delineano già un programma da pastore”. E se ora lui è in Vaticano, conclude l’abate, “Noi da qui pregheremo per lui”, in un filo diretto tra il santuario mariano della diocesi e la “sua” cattedrale a Chiclayo.

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