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FESTIVAL BIBLICO

“Speranza di un Leone cosmopolita”

“Il nuovo Papa impersona l’universalismo. I nazionalismi sono destinati a cozzare fra di loro”

“Ora è salito al Vaticano un Leone, re della foresta, spero che le dinamiche possano essere ridimensionate e condizionate senza però rivendicazioni di identità del passato”. È partito all’ombra solenne delle torri di Rovigo, il pomeriggio di ieri del Festival Biblico. Ed è tra i venti di un Medio Oriente non così distante, tra le terre di “conflitti ibernati” e le macerie di guerre, invece, che ruggiscono prontamente a suon di bombardamenti e stragi, che il palco della kermesse ha accolto queste parole di Gad Lerner. Nota penna della stampa nazionale, giornalista e saggista, ha dialogato insieme ad Alessandra Morelli (già funzionaria dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) con la moderazione della giornalista Rai Costanza Spocci.

Tanti i temi su un tavolo di carte geopolitiche dove hanno trovate spazio i rotoli dei salmi, cardini dell’edizione ’25 del festival. E andando al centro del tema della settimana, e parlando di Papa Leone XIV. “La speranza è la a sua dimensione cosmopolita: un uomo di Chicago che però ha trascorso gran parte della sua vita in America Latina, dall’altra parte di quello che è un confine fondamentale del mondo, quello che passa attraverso quel terribile muro che separa Messico dagli Usa. Un uomo che sa, da questo punto di vista, impersonare quella dimensione della Chiesa Cattolica che è l’universalismo - ha detto Lerner - in tempo di grandi nazionalismi, credo che questo sia prezioso anche per noi che cristiani non siamo ma che vediamo con piacere un altro statunitense diventare forse, in una forma pacata, un anti-Trump”.

Lerner ha anche aggiunto: “Fino a quando?” risuona nel libro sacro, “fino a quando si potrà ancora parlare di diritti?” vedendo il clima mondiale irrefrenabilmente guerrafondaio". “L’instabilità mondiale sembra trovare risposta nella scorciatoia del “prima i nostri”, del “difendiamo gli interessi delle nostra nazione, viene prima di qualunque altra - ha spiegato Lerner - quando li metti uno accanto all’altro, i nazionalismi, sono destinati a cozzare fra di loro. Illudersi che, attraverso la forza solitaria di una nazione si possa salvaguardare una società sempre più multietnica, fatta di scambi mondiali, penso che nell’immediato possa apparire suggestivo ma poi produce fanatismi: come in Medio Oriente, come nella terribile guerra di distruzione e autodistruzione che Israele conduce a Gaza e in Cisgiordania, come in Ucraina e oggi in India e Pakistan”.

E proprio dagli occhi di chi si è visto davanti la sabbia di un Sahara Occidentale solamente tappato nel conflitto ma non veramente risolto, Morelli ha sottolineato: “Credo fermamente che l’assolutizzazione della nostra identità porti i conflitti. Urge educarci alla convivenza. Non è romanticismo ma consapevolezza. Vivere è convivere”.

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