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ambiente
12.05.2025 - 07:41
“Creano danni a territorio e colture”, “giusto affrontare il problema”, “ma ci sono metodi incruenti?”
La Regione Veneto ha avviato un piano triennale per contrastare l’emergenza legata alle nutrie, una specie invasiva sempre più presente sul territorio e ritenuta responsabile di danni ingenti all’ambiente e alla tenuta idrogeologica. L’intervento, sostenuto da un finanziamento complessivo di 1,5 milioni di euro, affida un ruolo centrale ai consorzi di bonifica e alle autorità di bacino, incaricati di coordinare le azioni sul campo. A supporto, anche una rete di volontari pronti a collaborare nelle attività di contenimento.
Ma il piano, seppur necessario, solleva interrogativi e pareri contrastanti. È davvero questa la strada giusta? Esistono alternative meno drastiche? E fino a che punto è lecito intervenire su una specie, seppur dannosa, con metodi letali?
Stefano sottolinea l’importanza di un approccio pratico: “Il piano è da considerarsi complessivamente positivo. Tutti i progetti in corso d’opera possono essere migliorati, ma questo appare razionale e funzionale. È chiaro che nessuno ama l’idea di sopprimere animali, ma i problemi che causano sono gravi e richiedono soluzioni definitive, se possibile”. Più diretto Alessandro, che sottolinea l’urgenza del problema: “Un piano di contenimento era necessario prima che la situazione diventasse ingestibile. Le nutrie si stanno moltiplicando e la Regione ha fatto bene a intervenire con risorse adeguate”.
Non manca però chi solleva dubbi sui metodi previsti. Marco evidenzia i rischi ma propone approcci alternativi: “Il metodo scelto mi sembra troppo cruento. Le nutrie creano danni, è vero, e spesso arrivano anche nei centri abitati, ma andrebbe cercata una soluzione meno violenta”.
Andrea, invece, ritiene che non ci siano alternative praticabili: “È l’unico sistema per poter arginare il problema. Non ci sono altre vie efficaci in tempi brevi”. Piergiorgio propone una via intermedia: “Si dovrebbe evitare l’uccisione e puntare sulla cattura e sul contenimento in spazi controllati, in modo da fermare la riproduzione senza violenza”.
Infine, Valerio riporta l’attenzione sugli impatti reali: “Le nutrie danneggiano l’agricoltura e mettono a rischio gli argini. Il problema va affrontato, anche se sarebbe meglio trovare una soluzione che non implichi l’abbattimento. In alcune zone addirittura si è iniziato a cucinarle e mangiarle”.
In un contesto sempre più minacciato da squilibri ecologici e dissesto idrogeologico, il piano della Regione rappresenta una risposta concreta, ma non esente da controversie. La sfida, ora, sarà conciliare efficacia e sensibilità ambientale, tutelando il territorio.
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