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ECOAMBIENTE

Cittadin: “Così, in house a rischio”

Primo cittadino furioso: “Pronta a coinvolgere il prefetto”. E Villadose: “Potrei lasciare la società”

Cittadin: “Così, in house a rischio”

Nuovo flop per l’assemblea di controllo analogo di Ecoambiente. Solo 11, infatti, i sindaci che mercoledì pomeriggio si sono presentati al vertice convocato per deliberare l’eventuale stop all’impianto per la produzione di biometano da Forsu e verde che l’azienda pubblica ha in progetto di realizzare a Sarzano. E visto che la riunione è stata di fatto la quarta assemblea, tra Consiglio di bacino e controllo analogo di Ecoambiente, a non raggiungere il numero legale, adesso il sindaco Valeria Cittadin è pronta al contrattacco, anche rivolgendosi alla prefettura se sarà necessario. Ma c’è anche chi si è dichiarato pronto a valutare le modalità per l’uscita da Ecoambiente, come Pierpaolo Barison, primo cittadino di Villadose, Comune che ospita la discarica di Taglietto. Ed amarezza per l’assemblea disertata dalla maggioranza dei sindaci hanno espresso anche i rappresentati sindacali dei lavoratori delle sigle di categoria Fiadel, Fit Cisl e Uiltrasporti che hanno manifestato davanti alla sede di Ecoambiente di via delle Industrie mentre il vertice si apprestava ad iniziare, proprio per sensibilizzare i primi cittadini alla partecipazione.

Gli 11 sindaci presenti, in rappresentanza di 513,80 quote, sono stati: Rovigo, con il sindaco Valeria Cittadin che, oltre ad essere socio di maggioranza di Ecoambiente, con il 51% delle quote, è anche presidente dell’assemblea di controllo analogo, Adria, Badia, Castelmassa, Ceneselli, Ceregnano, Crespino, Lendinara, Porto Tolle, Villadose e Trecenta. A questi si è poi aggiunto in videocollegamento anche Michele Grossato, sindaco di Rosolina. In qualsiasi caso, i numeri non sono stati sufficienti per raggiungere il numero legale fissato ad almeno 30 amministrazioni presenti per un minimo di 600 quote rappresentate. Particolarmente rilevante, invece, la presenza di Porto Tolle guidato dal sindaco leghista Roberto Pizzoli. Assente alle precedenti riunioni, Pizzoli, come gran parte della Lega della quale fa parte anche il presidente del cda Pier Paolo Frigato, è favorevole all’insediamento.

“Erano presenti i sindaci più rappresentativi di tutta la provincia, almeno come dimensioni dei Comuni - è il commento amaro di Cittadin - però ci volevano 30 teste e 600 quote e con questa democrazia alterata non abbiamo risolto niente. La cosa molto triste è che chi non partecipa mette a rischio la società e non rappresenta i cittadini dei propri comuni. Per me questa è una mancanza di serietà importante. Questo vale quando ci sono le assemblee di As2, tanto per citarne una, sia quando si va all’assemblea di Ecoambiente. Perché mi pare che i miei colleghi che non erano presenti abbiano due pesi e due misure. Sono molto amareggiata per questo, soprattutto del fatto che questi sindaci che sono i più rappresentativi sono in scacco al doppio criterio delle teste e delle quote e io, con il mio 51%, devo subire un impianto che verrà fatto nel mio suolo comunale. Questo è veramente uno scandalo”.

Cittadin poi rincara la dose: “Sarebbe bene che chi partecipa avesse perlomeno la possibilità di decidere. La partecipazione secondo me è sovrana e trovo triste tutto questo. Poi non ci dobbiamo lamentare se c’è la crisi della politica perché la crisi è data anche dall’incapacità che abbiamo di rappresentare i nostri cittadini in modo serio nelle sedi giuste”.

Dunque Cittadin è pronta a prendere delle iniziative forti: “Valuterò se coinvolgere la prefettura perché quando il controllo analogo non svolge il proprio compito si mette in discussione l’in house della società e quindi ognuno si prende la propria responsabilità perché non ci si può lavare le mani così. Aggiungo che questo sistema non è assolutamente democratico perché chi rappresenta, come gli 11 sindaci presenti, la maggioranza dei cittadini non può essere ingabbiata e imprigionata dai comuni più piccoli che imbrigliano con la questione delle teste e delle quote le scelte dei comuni più rappresentativi. Questa non è democrazia ed è il caso di fare una seria riflessione su questa modalità di governance”.

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