VOCE
da san bortolo
20.05.2025 - 20:40
Il Papa ha parlato di pace. Don Varliero: “Noi abbiamo percorso 25 chilometri a piedi”
“Nell’unico Cristo siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio”. Si è parlato di cammini, di ricerca alla pace che trova la sua esistenza solo nel mettersi le scarpe e precorrere la strada. Ha parlato così, domenica, con la messa di inizio del ministero petrino, Leone XIV, lo statunitense Prevost. Dopo che le sue spalle hanno accolto il pallio e la sua mano l’anello piscatorio, un boato di applausi ha dato inizio del suo sevizio come vescovo di Roma.
La città eterna, santa e peccatrice, è fatta di pellegrini, specie in questo anno giubilare e, proprio alla vigilia del grande giorno che ha attratto più di 250mila persone in piazza (oltre alle 150 delegazioni mondiali sorvegliate da un’imponente macchina di controllo) anche un gruppo polesano era nella capitale.
“Sette non è un numero, è una spiritualità, sette sono le chiese per un pellegrinaggio nella notte di Roma”, spiega don Andrea Varliero della parrocchia di san Bortolo che, insieme a un gruppo di 38 persone dal capoluogo, ha attraversato la città tra le ultime ore di venerdì 16 e l’alba del 17 maggio scorso. “Abbiamo fatto quello che è chiamato ‘pellegrinaggio delle sette chiese’, ideato da san Filippo Neri nel XVI secolo. Circa 25 chilometri che si snodano lungo tutta la capitale dal centro alla campagna romana, tra le catacombe e fra sette basiliche, quattro di queste papali”.
Il Tevere da bussola sinuosa, la scoperta come compagna e il silenzio come più intimo amico: “Suggestivo lo scorrere sotto il traffico del lungotevere. Abbiamo toccato San Paolo fuori le mura, San Sebastiano, San Lorenzo, e poi le grandi: San Pietro, San Giovanni, Santa Croce in Gerusalemme. Abbiamo toccato con mano il silenzio, si respirava il testamento spirituale che chi è stato prima di noi ha consegnato perché noi fossimo” continua . “Si è pregato anche lungo il corridoio della stazione Termini, emozionante. Siamo arrivati, infine, a Santa Maria Maggiore, baciata da un sole forte di maggio romano”.
“In totale - conclude - eravamo cinquemila. Un corpo in mille e mille volti. Motivazioni diverse, eppure un invito accolto, per un’esperienza impopolare e vecchia come il mondo: camminare” sotto la luce di un’alba che, anche per le poche ore della notte, ha salutato Rovigo.
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