VOCE
L’INTERVISTA
20.05.2025 - 09:42
Parla il sindaco Pierpaolo Barison: “Investimenti in corso, una multinazionale tedesca raddoppierà”
VILLADOSE - La “Voce dei Paesi” fa tappa a Villadose, che con i suoi 4.700 abitanti, sull’asse Rovigo-Adria, ha un suo peso sul territorio.
E non è solo terra di rifiuti, come sottolinea il suo primo cittadino, Pierpaolo Barison, al suo primo mandato da sindaco, ma con alle spalle 17 anni di esperienza politica. Per gli amici è semplicemente “Ippo”, soprannome al quale tiene particolarmente.
Quali sono i pregi degli abitanti di Villadose?
“Pregi? Ah, tantissimi! Dovremmo stare qua fino a sera a elencarli. Ma se devo fare in fretta, dico che sono persone buone, disponibili, impegnate, con grandi valori. Hanno un’attenzione genuina verso gli altri e la schiena dritta. Sanno dove andare, hanno una direzione chiara. Questo è il vero patrimonio di Villadose.”
Villadose sembra essere in buona salute economica, nonostante i tagli ai fondi statali. Come fate?
“Da 20 anni abbiamo introiti garantiti dalla presenza della discarica. E’ una fortuna, con qualche disagio. Ma grazie a quelle risorse riusciamo a garantire servizi equilibrati e a investire. Certo, si vorrebbe sempre di più, ma rispetto ad altri comuni siamo in una posizione solida”.
C’è la percezione che il Polesine sia diventato ‘terra di conquista’ per impianti e discariche. E’ davvero così?
“Non si tratta di percezioni. A livello pubblico siamo autosufficienti per la gestione rifiuti. Il problema riguarda i rifiuti speciali, fuori dal controllo pubblico. E’ vero che un territorio bello e fragile come il nostro meriterebbe maggiore attenzione. Ci vuole equilibrio tra tutela e sviluppo”.
Come va la zona industriale di Villadose?
“Sta molto bene. Abbiamo risolto problemi ambientali e ora ci sono importanti investimenti in corso. Una multinazionale svizzera raddoppierà l’area, portando 150 posti di lavoro nel 2026. Altre aziende stanno ampliando e cambiano strategia. Anche la viabilità migliora: due nuove rotatorie e il rifacimento della pista ciclabile sono previsti a breve”.
Villadose è ben collegata secondo lei? Manca qualche infrastruttura strategica?
“A noi servirebbe una bretella diretta verso il Padovano, attraverso il ponte di Anguillara. Con poche risorse e piccoli interventi potremmo migliorare la viabilità di tutta la zona, snellendo i collegamenti e valorizzando anche economicamente il Medio Polesine”.
Il turismo potrebbe essere una leva per lo sviluppo?
“La provincia di Rovigo ha sempre puntato sul Delta, ed è giusto, ma esistono anche alternative. Servirebbe una cabina di regia provinciale per mettere insieme comuni, collegamenti ciclabili, enogastronomia, storia. Alcuni colleghi sono disponibili. Sarà mio compito nei prossimi mesi contattarli per costruire qualcosa insieme”.
Quanto conta per voi la storia del territorio? Vi sentite parte di questa eredità?
“Sì, è importante. Parliamo di una storia che inizia con i veneziani e gli estensi, con la villa Patella del 1500. Siamo consapevoli di questo patrimonio, ma servirebbero più strumenti e risorse per valorizzarlo. Negli ultimi anni abbiamo fatto molto, grazie anche al circuito delle ville dell’Adige, ma si può e si deve fare di più.”
A proposito di storia, come viene ricordato oggi l’eccidio del 25 aprile 1945?
“Fu un fatto tragico: venti persone di Ceregnano vennero uccise a Villadose. Per anni è rimasto un ricordo marginale. Negli ultimi anni, anche grazie ad Anpi e all’impegno dei comuni, è tornato al centro della memoria collettiva. E’ giusto che certe pagine si conoscano e si ricordino, soprattutto tra i giovani”.
Anche a Villadose convivono più comunità: qual è la situazione?
“Abbiamo famiglie marocchine, pakistane, albanesi, ben integrate. I loro figli giocano a calcio e a rugby con i nostri. Certo, si vuole sempre il meglio, ma non ci sono attriti. In passato c’è stata qualche difficoltà con i rom, risolta grazie a forze dell’ordine e alla collaborazione del quartiere interessato”.
Fra dieci anni, come vede Villadose?
“Ci penso spesso. Dal 2017 avevo lasciato la politica, poi nel 2020 sono tornato. Fra dieci anni immagino una Villadose più coesa, ancora più dinamica industrialmente e con un turismo valorizzato. Mi auguro di riuscire a mettere in rete i comuni vicini e di vedere riconosciuta l’identità di questo territorio così speciale”.
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