VOCE
guardia di finanza
21.05.2025 - 09:14
Una gigantesca evasione con tanto di riciclaggio, bancarotta e altro, che avrebbe avuto come epicentro Lusia, dalla quale sono partiti accertamenti che hanno toccato altre province e altre Regioni. E', davvero, una maxi inchiesta, quella alla quale hanno lavorato gli investigatori della Guardia di finanza di Rovigo.
"A seguito di laboriose e complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovigo - conferma la nota stampa del Procuratore - e delegate al Gruppo e al Nucleo di Polizia Economica e finanziaria, della Guardia di Finanza di Rovigo e Aliquota della Guardia di Finanza della Sezione di polizia giudiziaria di Rovigo, è stata richiesta dalla Procura di Rovigo ed emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo una ordinanza di misura cautelare reale, delegata dalla Procura in esecuzione alla Guardia di Finanza, con la quale è stato disposto il sequestro preventivo diretto e nella forma per equivalente per oltre 7 milioni di euro, finalizzato alla confisca del prezzo e del profitto di reati di associazione a delinquere, frode fiscale, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio e relativi illeciti amministrativi contestati in ipotesi accusatoria a numerosi indagati, tra cui il sequestro di una società a responsabilità limitata di Lusia operante nel settore tessile".
"Sempre su disposizione della Procura della Repubblica di Rovigo è stata, in contemporanea alla esecuzione della misura cautelare reale, delegata alla suddetta Guardia di Finanza di Rovigo la esecuzione di decreti di perquisizione locale e personale nei confronti dei soggetti indagati".
"Il dispositivo operativo - prosegue la comunicazione della Procura - predisposto dai reparti dipendenti dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo, col supporto dei reparti territorialmente competenti, consta di complessive 18 pattuglie che hanno operato tra le province di Rovigo, Padova, Venezia, Latina e Roma, ove sono state effettuate 20 perquisizioni locali tra abitazioni e sedi aziendali".
"Secondo l’ipotesi accusatoria gli indagati, che avevano operato nelle suddette province e avevano anche ramificazioni all’estero, avevano un sodalizio criminoso cui facevano capo principalmente: R.G. del 1955, residente a Cavazzana di Lusia, in ipotesi accusatoria capo dell’associazione e dominus di fatto di una Srl del settore tessile (dichiarata fallita su richiesta della Procura della Repubblica di Rovigo) con sede a Lusia, di una seconda S.r.l. del settore tessile (ancora operativa) sempre con sede a Lusia e di una ditta del settore immobiliare con sede a Stanghella (PD); M.M. del 1984, residente a Lusia, in ipotesi accusatoria capo dell’associazione e dominus di fatto di una Srls esercente attività di consulenza amministrativa già con sede a Rovigo, di una Srl esercente attività di fabbricazione di infissi già con sede a Lusia, della già citata ditta del settore immobiliare con sede a Stanghella (PD) e di una Ltd (Limited) esercente servizi alle imprese già con sede in Inghilterra; R.L. del 1959, residente a Rovigo, avvocato del locale foro, in ipotesi accusatoria partecipe dell’associazione; A.A. del 1969, residente a Rovigo, Director della citata Ltd (Limited) esercente servizi alle imprese già con sede a Londra ed Executive Director di una Ltd (Limited) esercente attività finanziaria con sede a Sofia (Bulgaria), in ipotesi accusatoria partecipe dell’associazione; C.M. del 1985, residente a Polesella, amministratore di una Srl esercente attività di fabbricazione giocattoli con sede a Polesella, in ipotesi accusatoria partecipe dell’associazione".
"Vi sono secondo l’ipotesi accusatoria ulteriori indagati cui viene contestato a vario titolo concorso in reati di bancarotta, frode fiscale e/o riciclaggio dei proventi illeciti: Z.A. del 1938, residente a Lendinara (RO), amministratore di diritto ma in realtà in ipotesi accusatoria mero prestanome della citata S.r.l. (fallita) del settore tessile con sede a Lusia; C.M. del 1957, residente a Rovigo, amministratore di diritto ma in realtà in ipotesi accusatoria mero prestanome della citata Srl (attiva) del settore tessile sempre con sede a Lusia; B.L. del 1951, residente a Costa di Rovigo, anche lui amministratore di diritto ma in realtà in ipotesi accusatoria mero prestanome della citata S.r.l. (attiva) del settore tessile sempre con sede a Lusia; C.G. del 1971, domiciliata a Fossò (VE), Chief Executive Officer di una Sagl (società a garanzia limita) esercente servizi ad imprese con sede in Svizzera; M.G. del 1962, domiciliato a Terracina (Lt), Director di una Ltd (Limited) esercente attività finanziaria con sede in Inghilterra; A.S. del 1988, domiciliato a Roma, amministratore di diritto di una Srl esercente l’attività di produzione di software con sede a Roma; A.S. del 1966, residente a Padova, titolare ma in realtà in ipotesi accusatoria mero prestanome della citata ditta del settore immobiliare con sede a Stanghella (Pd)".
"In particolare, l’approfondita attività d’indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Rovigo agli investigatori polesani del Corpo ha consentito di ricostruire - in ipotesi accusatoria - la vicenda nei termini che seguono: al fine di consentire ad una società del settore tessile di Lusia, poi fallita, di pagare meno imposte anche attraverso la costituzione di crediti Iva fittizi, tre società del sodalizio (compresa una società di servizi ad imprese londinese) emettevano sistematicamente nei suoi confronti fatture per operazioni oggettivamente inesistenti. La citata società tessile pagava (con bonifici bancari) le citate fatture false, facendo così uscire indebitamente dalle proprie casse somme di importo milionario. Il denaro fuoriuscito, grazie all’intermediazione di un avvocato rodigino e dell’amministratore di una società finanziaria londinese, veniva reimpiegato dalle tre società “veicolo”.
Questa la destinazione che il denaro avrebbe preso. "Una società di giocattoli di Polesella, la quale - essendosi costituita nel tempo ingenti disponibilità finanziarie grazie a vendite normalmente “in nero” – retrocedeva il denaro in contanti trattenendo una percentuale per l’attività di riciclaggio tra l’8% e il 10% (parte della quale andava agli intermediari). Per giustificare a sua volta l’arrivo di bonifici bancari dalle citate società “veicolo”, l’azienda di giocattoli emetteva fatture per operazioni oggettivamente inesistenti sia nei confronti di una società esercente commercio di gas di Torino, sia nei confronti di una società finanziaria di Sofia (Bulgaria); in due società finanziarie di Londra, in una società di servizi ad imprese con sede in Svizzera ed in una società dedita alla produzione di software di Roma. Anche in questo caso la percentuale spettante agli “imprenditori” nonché agli intermediari riciclatori oscillava tra l’8% e il 10% ed il denaro veniva retrocesso in contanti".
"Infine - prosegue la ricostruzione - la citata società del settore tessile (poi fallita) di Lusia, per liberarsi del fittizio magazzino creato cartolarmente dall’annotazione delle fatture false, emetteva a sua volta fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per “documentare” il trasferimento del proprio magazzino a favore della seconda società tessile (attiva) di Lusia, così consentendo a quest’ultima di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto".
"Le ricostruzioni investigative sono state effettuate attraverso l’esecuzione di mirate attività tecniche, comprensive dell’utilizzo di trojan, l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette a carico delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, l’esecuzione di accertamenti bancari delegati, nonché attraverso l’esecuzione di perquisizioni e sequestro di materiale probatorio in corso di indagine, sviluppando anche interventi ispettivi (controlli e/o verifiche) che hanno consentito di individuare complessivamente oltre 20 milioni di euro di fatture false".
"Ai principali associati sono contestati - in ipotesi accusatoria - numerosi reati, in particolare i delitti di emissione o utilizzo di fatture false, la bancarotta fraudolenta per la società tessile fallita e il riciclaggio e/o l’autoriciclaggio, posti in essere avvalendosi di una struttura organizzativa che poteva contare su 13 aziende e di vari prestanome, nonché di una rete di riciclaggio operativa anche in Inghilterra, Bulgaria e Svizzera. In tutto agli indagati sono stati contestati 68 fatti reato (oltre all’associazione a delinquere ci sono 13 episodi di emissione o utilizzo di fatture false, 52 episodi di riciclaggio o autoriciclaggio e 2 episodi di bancarotta fraudolenta) mentre 2 episodi di responsabilità amministrativa da reato sono stati contestati alle due società tessili utilizzatrici delle fatture ritenute oggettivamente inesistenti, che dovranno rispondere, in ipotesi accusatoria, dei reati contestati ai propri amministratori in quanto commessi nell’interesse e a vantaggio dei citati enti".
Ad oggi, sono stati sottoposti al vincolo cautelare:"un complesso aziendale, composto da capannone, attrezzature, materie prime, prodotti lavorati, crediti, disponibilità monetarie e 3 autocarri; 4 abitazioni (3 in provincia di Rovigo ed 1 in provincia di Verona); 1 terreno agricolo (in provincia di Rovigo); 1 autovettura; orologi di lusso (Cartier, Rolex, Bulova); gioielli e monili preziosi; disponibilità economiche in contanti o giacenti presso rapporti bancari/finanziari".
"Il procedimento - precisa la Procura - è in fase di indagine preliminare. La responsabilità penale può essere provata solo con sentenza passata in giudicato perché vige la presunzione di innocenza".
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