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l'allarme

"Il clima consuma i ghiacciai e porta siccità "

L'esperto: “Cambiamenti in corso, dovremo gestire scarsità d’acqua in Po e Adige”

"Il clima consuma i ghiacciai e porta siccità "

Il clima sta cambiando e a dare i segnali più forti è il mondo dei ghiacciai. Continuano gli incontri organizzati dall’Accademia dei Concordi che, grazie a Fondazione Cariparo, si stanno tenendo tra Palazzo Cezza e Palazzo Roncale. Ieri pomeriggio è stato il turno di quest’ultima sede. Protagonista Franco Secchieri, noto geologo e glaciologo rodigino, cultore della realtà paesaggistica delle Dolomiti, che ha trattato il tema dei ghiacciai, della loro sparizione e, di conseguenza, dei segnali che il clima sta cambiando.

A portare il saluto di benvenuto, il presidente dell’Accademia Pierluigi Bagatin. L’ambiente della montagna sta cambiando e per questo motivo è bene conoscere il mutamento del paesaggio, attraverso confronti tra ieri e oggi.

“Il discorso è agghiacciante” ha introdotto Secchieri con una singolare battuta, per quanto amara. “C’è molto sensazionalismo, ma bisogna fare i conti con la realtà”. Dopodiché il glaciologo ha mostrato foto e ricostruzioni, ad esempio della Valle Aurina ieri e oggi e come sarebbero stati alcuni paesaggi glaciali ventimila anni fa, come a Bolzano, e allo spessore dei ghiacci tale da raggiungere quasi i 2000 metri. E ancora, le morene osservabili nella Vallelunga dopo il ritiro del ghiacciaio.

“Il primo allarme - ha detto Secchieri - era stato dato da me già 32 anni fa, ma solo ora è un argomento diffuso. È importante in particolare considerare il cambiamento del paesaggio perché le montagne stanno mutando aspetto. A dirlo ci sono anche le immagini aeree che ho raccolto e hanno ormai quarant’anni. A confronto con oggi, ci sono situazioni impressionanti. Consideriamo anche che in futuro dovremo gestire la scarsità dell’acqua nei fiumi come Adige e Po, in parte alimentati dalle masse gelate che si sciolgono”.

E ha aggiunto: “C’è chi vede le nevi degli ultimi due anni e pensa sia positivo, ma si deve dire che è una neve calda che se ne va via molto rapidamente, evidenziando conseguenze gravi come la siccità. Insomma, il Basso Polesine e, ad esempio, la cima della Marmolada sono legate tra loro. C’è una vena che porta sangue e intuiamo le conseguenze se questo ‘sangue’ non arriva più”.

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