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“Loreo: Il posto più bello, ma muore”

“La dimensione umana è ancora possibile". “Per me sono le radici”

“Loreo: Il posto più bello, ma muore”

Loreo, il paese dove "la dimensione umana è ancora possibile".

C’è chi a Loreo ci è nato, chi ci è arrivato per amore, chi l’ha scelto come rifugio di tranquillità e chi ci torna ogni volta che può. Abbiamo passeggiato tra le vie del paese, incontrato i suoi cittadini, ascoltato storie, aneddoti, impressioni. E il ritratto che ne emerge è quello di una comunità che, nonostante il tempo e le difficoltà, conserva il valore delle proprie radici e una dimensione umana che altrove si fatica a ritrovare.

“Per me Loreo sono le radici”, racconta Luisella, una cittadina loredana che vive fuori ma mantiene con il paese un legame profondo.

“E’ il luogo dove svolgo il mio servizio sociale, civile, parrocchiale… chiamalo come vuoi. E’ il mio paese d’origine e ogni volta che torno, riscopro il piacere di vivere una dimensione umana che altrove si è persa”.

Passeggiando tra le vie acciottolate si incontrano storie di migrazioni, ritorni e nuovi inizi. Come quella di Luigi, nato in Sicilia, di sangue toscano, vissuto all’estremo nord e approdato a Loreo anni fa. “E’ uno dei posti più belli di questa zona, con Adria e Chioggia. Ha una storia antica e persone eccellenti”, confessa.

Il senso di appartenenza emerge ; "Loreo è il mio paese, nel bene e nel male, nel brutto e nel bello. Io ci sto bene e non lo cambierei con niente al mondo”, dice con orgoglio una giovane mamma.

Ci si ferma ai bar la mattina per il caffè o l’aperitivo, si gioca a carte, si coltiva l’orto, si chiacchiera sotto i portici. Loreo è anche questo: un paese che offre tranquillità e relazioni semplici. “La tranquillità è un pregio - dice Livio pensionato che si definisce ‘giovane anziano’ - Abbiamo le nostre associazioni, facciamo volontariato, diamo una mano per i trasporti a chi deve fare le analisi o le visite. Ci si aiuta tra compaesani”.

Il problema, però, è il futuro. Molti lamentano la mancanza di ricambio generazionale e di attività commerciali. “Le botteghe storiche hanno chiuso, rimangono i bar, ma mancano i negozi utili per chi invecchia”, sottolinea Moreno. E ancora: “Servirebbe trovare qualcosa di nuovo per questo bel paese, per farlo tornare importante come un tempo”.

Anche chi arriva da fuori percepisce questa doppia anima: il fascino di un paese tranquillo e autentico, ma anche la paura che possa spegnersi lentamente. Chi viene da Chioggia, come Michele, nota le tracce di una storia veneziana ancora presente nei portici e nell’atmosfera di Loreo. “Nel passato era importantissima durante la Repubblica di Venezia”, ricorda un visitatore.

Tra i commercianti il giudizio è unanime: “Sono brave persone, mi fanno lavorare. E spendono bene, sia in quantità che in qualità”, sorridono Antonio e Maria, commercianti.

Anche Giulia, che ha vissuto in tanti posti d’Italia ma è tornata qui, dove ha suo suo padre e le sue radici, parla del fascino lento di questa città.

Loreo è così: un piccolo mondo di storie intrecciate, dove ogni cittadino porta con sé una parte di storia e di identità. Un luogo che resiste, anche se a volte sembra perdere pezzi. E forse è proprio questa la sua forza: una comunità che, nel bene e nel male, non smette di sentirsi tale.

Le. Mag.

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