La piazza esplode: dallo sconforto alla pazza gioia in 40 minuti

C'erano i rossi, i blu, le maglie come i cappellini: a tingere di orgoglio rodigino piazza XX settembre, quasi 300 tifosi di tutte le età per dire ancora una volta "forza ragazzi, forza", in un’adrenalinica finale scudetto che ha fatto sudare fino all’ultimo. Inizio tiepido, anzi timido quello che ha accolto l'overture parmense. Già in molti avevano lasciato la città verso lo stadio Lanfranchi, ma comunque i due punti in cui sono stati installati i maxi schermi (davanti alla Rotonda e alla roccaforte dei Bersaglieri, al Battaglini) non hanno mancato di farsi sentire. In prima fila i tifosissimi, rigorosamente attenti a ogni passaggio. Alla “casetta” rossoblù anche Luke Mahoney, amato ex capitano del Rovigo, appositamente dalla Germania.

Ore 17.15: parte la sfida e l’entusiasmo è alle stelle, l’ambito tricolore è stretto tra le mani di qualcuno tra i tavoli confinanti via Silvestri. Tante le attese negli occhi dei piccoli con le bandierine svolazzanti che sembravano infrante con i primi otto minuti di gioco. Tre falli infatti per Rovigo, mentre la panchina a Parma chiedeva più disciplina, come i tifosi nel capoluogo; la perdita della palla a un passo dalla meta di Jannelli, fa cadere tutti nello sconforto. Fine dunque del primo tempo con qualche lacrima e abbandono della postazione, Graziano commenta: “Avrei preferito vedere un'altra partita, spero di vedere finalmente un gioco alla pari. Innegabile la formazione più unita del Viadana fino ad ora".

Ripresa tiepida dopo l’intervallo ma al 13' esplode la piazza: urla e trombe finalmente fanno sentire la loro voce, prima di tornare a concentrarsi sui passaggi della palla ovale. "La prima metà ci ha un po' illuso, ora stiamo con i piedi per terra", commenta cauto Antonio mentre esce Chillon in lacrime per la sua ultima partita con i Bersaglieri. Meno venti minuti alla fine e l’adrenalina, in casetta e davanti la Rotonda, sale. Tra i più anziani, molti i dubbi e le esitazioni spazientite sulla qualità della rimessa laterale dei rossoblù. Nonostante il brutto inizio, parte la rimonta e la piazza ricomincia a popolarsi. L’ingresso di Casado Sandri viene accolto con un boato di applausi e i tifosissimi sperano nel miracolo. A dieci minuti dalla fine, la tensione era palpabile tra le panchine, mentre anche via Silvestri si popolava di curiosi e speranzosi osservatori. La meta di Moscardi fa ravvivare le urla e segna la rimonta. I più piccoli iniziano già a correre cercando di leggere il 27 a 21 segnato sullo schermo. A sei minuti dalla fine, i primissimi iniziano già a esultare quando il Viadana sembra ormai gettare la spugna. Quando Moscardi viene proclamato “man of the match”, a qualcuno scappa anche qualche lacrima in ricordo della sorella prematuramente scomparsa il dicembre scorso.

A far alzare tutti in piedi il grido di certezza dal Lanfranchi: Rovigo è campione d’Italia. Tra i cori di una finale spettacolare, quanto equilibratissima, Elena commenta entusiasta: “La speranza c’era fin dall’inizio, eravamo sicuri”, seguita da Mariagrazia: “Grande Moscardi, orgoglio di tutti noi”. Tutt’altra opinione, invece, per Massimiliano: “Non me lo aspettavo, ora la vittoria è ancora più bella”. Per Giovanni: “Grande squadra unita, in una partita sofferta”, di sfondo i cori delle tifoserie già pronti ai caroselli consueti, concludevano un pomeriggio coloratissimo, senz’altro tinto da un orgoglio che ora ha il suo 15esimo scudetto.