Cerca

veneto

Marco muore a 48 anni: "Colpa dell'uranio"

La famiglia accusa l'Esercito per l'esposizione a materiali tossici

La battaglia di Marco Vergine: un eroe silenzioso contro l'uranio impoverito

Marco Vergine, sergente maggiore dell'Esercito italiano, è morto a soli 48 anni, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nella comunità di Mogliano (Treviso). La sua morte, avvenuta il 29 maggio, è stata causata da una leucemia diagnosticata due anni fa, una malattia che la famiglia attribuisce all'esposizione all'uranio impoverito durante le missioni all'estero.

Marco era un uomo devoto, sia come padre che come marito. Nato a Galatina, in provincia di Lecce, si era trasferito a Mogliano, nel Trevigiano, per amore e per servire il suo Paese. La sua carriera militare lo ha portato in missioni di pace in tutto il mondo, tra cui la Constant Guard e la Joint Guardian in Kosovo, oltre a missioni in Iraq.

Prima della sua morte, Marco aveva intrapreso un'azione legale contro lo Stato italiano, sostenendo che la sua malattia fosse legata all'esposizione a materiali tossici nelle armi utilizzate in missione. L'avvocato Davide Di Maio, dell'Osservatorio militare, sta portando avanti la causa della famiglia Vergine, che è ora approdata al Tar dopo che il tribunale non ha riconosciuto la causa di servizio come vittima di dovere.

La comunità di Mogliano si è stretta attorno alla famiglia di Marco, ricordato come una persona di bontà unica e sempre disponibile. Il sindaco Davide Bortolato ha espresso il suo cordoglio, sottolineando quanto Marco fosse rispettato e amato da tutti. I funerali si sono tenuti nella chiesa del Sacro Cuore di Mogliano, un ultimo saluto a un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio del suo Paese.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400