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Le testimonianze

“I nostri mestieri in via d’estinzione”

Gli artigiani rodigini: “I giovani dovrebbero essere più coraggiosi e non aver paura di sporcarsi le mani”

“I nostri mestieri in via d’estinzione”

A Rovigo, botteghe e laboratori artigiani continuano a resistere. Ma dietro ogni serranda ancora aperta si nasconde una lotta quotidiana contro spese sempre più alte, burocrazia, e soprattutto una crisi di vocazioni. I mestieri di una volta, dal calzolaio all’orologiaio, dal meccanico al pizzaiolo, sembrano ormai destinati a scomparire, schiacciati dalla cultura “usa e getta” e da una gioventù sempre meno attratta dal lavoro manuale.

Nei racconti di chi ancora porta avanti con passione queste professioni, si legge l’orgoglio del mestiere, ma anche la consapevolezza di appartenere a una categoria che rischia di essere dimenticata.

“I giovani non vogliono più sporcarsi le mani”, racconta Stefano, calzolaio con anni di esperienza alle spalle. “La gioventù non è interessata a queste attività. Preferiscono impieghi più tranquilli, con meno responsabilità. In questo lavoro, ogni giorno ha i suoi costi: le spese fisse sono importanti, e se non lavori bene, non rientri”.

Cristiano, che si occupa di riparazioni di orologi, è ancora più diretto: “Il mio mestiere è destinato a sparire”. E aggiunge: “Oggi la gente preferisce buttare via piuttosto che riparare. E questo vale anche per altri settori: elettricisti, idraulici, muratori… Mestieri che un tempo davano da vivere, ora non attirano più. I giovani dovrebbero essere più coraggiosi, uscire dagli uffici e tornare a imparare un mestiere vero”.

A mancare, secondo molti, è il ricambio generazionale. Giorgio, dell’Officina Fortunati, non ha dubbi: “Sono vent’anni che non vedo un ragazzo bussare alla porta per chiedere di imparare il mestiere. Eppure, questo lavoro ti insegna tanto. E’ pesante, sì, fisicamente e mentalmente, basta un errore minimo per fare un danno grosso. Ma con impegno e aggiornamento continuo, si può ancora fare bene”. Lui, infatti, nonostante l’esperienza, continua a frequentare corsi per stare al passo con l’evoluzione tecnologica.

Poi c’è chi, come Filippo, pizzaiolo da anni, sottolinea il peso non solo fisico, ma anche psicologico del mestiere artigiano: “Lavoro molte ore, più di chi ha un impiego da ufficio. E la testa è sempre occupata: pensi a come migliorare, come offrire qualcosa in più. Ma oggi i giovani cercano altro. Preferiscono lavorare nella grande distribuzione, dove non devi prendere decisioni ogni giorno”.

Tra i più colpiti dai cambiamenti del mercato c’è anche Flavio, che gestisce un negozio specializzato in biciclette: “Oggi si compra tutto online, e spesso chi vende non offre assistenza. Così la manualità perde valore. E i ragazzi, dopo la scuola, non vogliono più imparare questi lavori. Il mio settore è in declino, e il futuro è incerto”.

La sensazione comune è quella di una disconnessione crescente tra il mondo del lavoro artigiano e le nuove generazioni. Le mani esperte ci sono ancora, ma iniziano ad assottigliarsi. E se nessuno sarà disposto a raccogliere il testimone, tra qualche anno si perderanno non solo competenze, ma un intero patrimonio culturale.

Mentre si continua a parlare di rilancio dell’artigianato, molti artigiani chiedono non solo incentivi, ma soprattutto dignità e riconoscimento. Perché dietro ogni mestiere che scompare, c’è una storia che non tornerà più.

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