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Bimba disabile, casa al terzo piano

La mamma: “Serve abitazione al piano terra”. Ferrarese (Ater): “Entro pochi giorni sistemiamo tutto”

Bimba disabile, casa al terzo piano

La mamma: “Serve abitazione al piano terra”. Ferrarese (Ater): “Entro pochi giorni sistemiamo tutto”

Vedersi negare un diritto è un problema con il quale nessuno dovrebbe mai fare i conti. Vederselo negare due volte fa a dir poco arrabbiare. Se poi il diritto negato va ad incidere sulla qualità della vita di una bambina di neanche 7 anni, già duramente provata dalla malattia, ecco che diventa necessario alzare la testa. La vicenda che segue non contiene i nomi delle protagoniste, mamma e figlia, quest’ultima con una grave disabilità fisica e psichica a causa di una malattia rara degenerativa, perché la privacy della minore deve essere tutelata. Ma racconta un fatto che le vede protagoniste e coinvolge l’Ater di Rovigo. Ed ora i vertici dell’Ater assicurano che nel giro di pochi giorni il tutto sarà risolto.

La piccola, 7 anni il prossimo agosto ed un sorriso che illumina, soffre di una serie di problematiche molto gravi come conseguenza della malattia rara che la affligge da quando ha appena nove mesi. “E’ da allora che facciamo esami genetici - spiega la mamma - per individuare quello che è stato diagnosticato come un disturbo neurologico dello sviluppo fisico e comportamentale che, tra le varie conseguenze, comporta deficit del linguaggio, microcefalia, epilessia febbrile e non febbrile”.

La bimba, seguita da uno neuropsichiatra in un centro specializzato di Conegliano, viene sottoposta spesso a ricoveri programmati che si aggiungono agli aggiornamenti settimanali con la neuropsichiatria. Poi ci sono le crisi che talvolta sfociano in ricoveri d’urgenza “a causa delle crisi di assenza: ne ha avuta una anche domenica sera con inizio di cianosi superata senza salvavita”.

La bimba non cammina: fino a poco tempo riusciva a muoversi almeno con i tutori “ma - continua la madre - all’ultimo esame ci hanno confermato che sta peggiorando, con perdita progressiva dell’uso delle gambe e anche delle mani”. E qui sorge il problema con l’Ater. Mamma e figlia sono infatti in posizione utile, in graduatoria, per ottenere un alloggio che permetta loro di vivere in autonomia. Ma “in prima battuta mi hanno offerto un appartamento in uno stabile a Granzette al terzo piano - racconta la donna - che sono stata costretta a rifiutare fornendo la certificazione del pediatra in cui si consiglia un alloggio al piano terra o al piano rialzato. Giovedì scorso mi viene comunicato che mi era stato affidato un alloggio in Commenda ma sempre al terzo piano e senza ascensore. Ora, per me la zona della Commenda va bene, in quanto mia figlia frequenta la scuola ed io, non avendo la patente, ho la necessità di esserle vicina nel caso mi chiamino per le crisi epilettiche, ma al terzo piano senza ascensore non è sostenibile”.

Eppure la documentazione che certifica lo stato di salute e la disabilità grave della bimba è stata fornita: “Dai due verbali dell’Inps al certificato del pediatra - conclude la mamma - ho fornito copia di tutto. Ho chiamato l’Ater dopo l’ennesimo appartamento al terzo piano ma senza risultati. Chiedo solo un alloggio adeguato alle esigenze di mia figlia”.

Dall’Ater, però, arrivano buone notizie: “Nel giro di qualche giorno sistemiamo tutto - afferma il presidente Guglielmo Ferrarese - la signora inizialmente ha dichiarato una disabilità mentale, di conseguenza era stato abbinato un appartamento al terzo piano. Successivamente ha integrato la documentazione con una disabilità motoria, quindi i responsabili si sono immediatamente attivati nel trovare un immobile adeguato. La documentazione è arrivata oggi al protocollo, quindi può stare tranquilla”.

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