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sanita'
12.06.2025 - 01:34
Cosa succede quando la tecnologia incontra la medicina? A Verona, un uomo di 52 anni ha trovato una nuova speranza di vita grazie a un cuore completamente artificiale. Questo intervento pionieristico, il primo del suo genere in Veneto, è stato realizzato il 26 marzo scorso presso la Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. Un traguardo che non solo segna un passo avanti nella cura delle cardiopatie, ma rappresenta anche un esempio di come l'innovazione possa trasformare il futuro della medicina.
Il paziente, affetto da una grave cardiopatia ischemica con insufficienza cardiaca biventricolare e ipertensione polmonare severa, non era idoneo a un trapianto cardiaco tradizionale. La soluzione? Un cuore artificiale Carmat, un dispositivo francese di ultima generazione che sostituisce completamente l'organo naturale. Questo cuore artificiale è biventricolare, pulsatile e dotato di valvole biologiche che riducono la necessità di terapie anticoagulanti aggressive. Inoltre, è automatico, grazie a sensori che regolano il funzionamento in base allo sforzo fisico del paziente.
L'intervento, durato circa dodici ore, è stato guidato dal professor Giovanni Battista Luciani, direttore della Cardiochirurgia dell’ospedale di Borgo Trento. La complessità dell'operazione ha richiesto una specializzazione avanzata in ogni fase, dall'anestesia alla chirurgia, fino al supporto intensivo postoperatorio. Il paziente ha risposto positivamente alle cure e, dopo due mesi di degenza, è stato trasferito al centro di riabilitazione cardiologica di Lonigo, in provincia di Vicenza.
Secondo Pier Francesco Nocini, rettore dell’Università di Verona, questo intervento rappresenta un esempio concreto dell'integrazione tra conoscenze mediche e ingegneristiche. "Abbiamo tracciato la strada per il progresso della medicina", afferma Nocini, sottolineando l'importanza di offrire cure sempre più personalizzate e avanzate. La riuscita dell'operazione ha coinvolto decine di professionisti, tra cui cardiochirurghi, anestesisti, infermieri e tecnici di perfusione extracorporea.
Il cuore artificiale, il cui costo si aggira attorno ai 200 mila euro, è visto come un investimento che ottimizza le risorse sanitarie, migliorando i risultati clinici nel lungo periodo. Callisto Marco Bravi, direttore generale, sottolinea come l'innovazione possa portare a un risparmio economico e a un miglioramento delle cure. Ora, l'obiettivo è completare il programma di riabilitazione e monitorare il dispositivo, in attesa del trapianto definitivo previsto entro sei o dodici mesi. Verona si pone così come protagonista di un modello di cura che guarda al futuro, unendo tecnologia e medicina per offrire nuove speranze ai pazienti affetti da gravi patologie cardiache.
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