VOCE
I dati
13.06.2025 - 07:00
Con l’arrivo del caldo estivo in Pianura Padana è sos qualità dell’aria per inquinamento da ozono. Sotto la lente d’ingrandimento i superamenti di livelli di ozono in un’area che ha già conquistato un doppio primato negativo: la Pianura Padana è maglia nera in Europa per inquinamento da ozono e hotspot emissivo di metano, tra i gas all’origine dell’accumulo atmosferico di ozono. Un inquinamento troppo spesso sottovalutato con picchi importanti soprattutto in estate. Tra queste sostanze assume un peso crescente il metano, gas serra le cui concentrazioni sono in forte crescita. Per quel che riguarda i giorni di superamento all’anno dei livelli di ozono, a Rovigo negli anni 2022-2024, sono stati 56. A Verona 67, a Vicenza 64, a Padova 62, a Venezia 47, a Treviso 46, a Belluno 22. La città del Nord con più sforamenti è stata Bergamo, con 90. A fare un punto è Legambiente con i dati del nuovo dossier dal titolo “Inquinamento da ozono-il caso padano” dedicato proprio al ruolo del metano come precursore dell’ozono e in cui l’associazione ambientalista indica le sue proposte per ridurre le emissioni inquinanti come biometano-fatto-bene e transizione agroecologica.
Ozono
Le aree urbane del bacino padano sono quelle maggiormente impattate a livello nazionale. Infatti, considerando i dati Ispra degli ultimi 3 anni (2022-2024), la quasi totalità (90%) dei capoluoghi di provincia ha registrato più di 25 superamenti dell’obiettivo di lungo termine (Olt) Il 55% dei capoluoghi ha registrato ben più di 50 giorni di superamento dell’Olt, con picchi massimi (oltre 70 superamenti) nelle città di Bergamo (90), Piacenza (78), Vercelli (75), Milano (74), Lecco (73), Lodi (71) e Modena (70). Solo le località romagnole (Ravenna e Rimini) e quelle alpine (Belluno e Sondrio) rispettano i limiti normativi vigenti (meno di 25 superamenti annui). Le città più inquinate, specie quelle pedemontane, non pagano tanto gli effetti dell’inquinamento prodotto nel loro territorio, quanto le conseguenze dell’essere sottovento rispetto alle principali fonti emissive: sono le brezze estive a portare l’aria inquinata da ozono a ridosso dei primi rilievi prealpini e appenninici.
Metano
In Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si concentra quasi la metà delle emissioni nazionali di metano. Un primato riconducibile in gran parte all’elevata densità di capi bovini presenti negli allevamenti intensivi; ma anche dalla coltivazione del riso, le cui emissioni sono concentrate nei mesi estivi, quando nelle risaie, con acqua calda e povera di ossigeno, l’attività metanigena è massima. Non va dimenticato, sottolinea Legambiente, che nel nord Italia, nelle province piemontesi e lombarde di Novara, Vercelli, Pavia e Milano, si trova la più importante area di coltivazione del riso presente in Europa.
“Con il primo episodio di caldo torrido, che ha colpito le regioni del Centro Nord, – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - torna il problema dell’inquinamento da ozono, una sostanza pericolosa anche per la salute, che si forma dagli inquinanti che risiedono nell’atmosfera quando questi sono esposti a intensa radiazione solare. La qualità dell’aria peggiora come abbiamo raccontato nel nostro dossier anche a causa di altri gas precursori, tra cui il metano. Per questo è fondamentale che ogni Paese, a partire dall’Italia, faccia la sua parte per ridurre le emissioni di metano. Non va poi dimenticato che la Pianura Padana presenta anche un'elevata presenza di polveri sottili (Pm10) e di biossido di azoto, tipico inquinante prodotto dalla combustione dei motori diesel. Lo stop alla circolazione dei veicoli Euro 5 diesel prevista dal 1 ottobre in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, nei comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti, non deve essere rinviato”.
L’ozono è un potente ossidante, con azione tossica in particolare verso le mucose respiratorie e oculari. La tossicità è anche più elevata per i tessuti vegetali che, in presenza di elevate concentrazioni di questo inquinante, accusano rilevanti cali di fotosintesi. Questo significa che al danno per la salute umana si somma anche un danno economico e di produzione alimentare, legato alle perdite di produttività delle colture agrarie. Come se non bastasse, l’ozono è anche un potente gas serra, responsabile fino ad oggi – secondo l’Ipcc – di un incremento di temperatura media globale di 0,23 gradi, ma con grandi differenze regionali.
In sintesi, per Legambiente è necessario che le migliori pratiche, oggi volontarie, diventino elementi qualificanti per l'accesso agli incentivi sul biometano. I digestori anaerobici, sottolinea Legambiente, possono contribuire a ridurre le emissioni di metano prodotte dagli effluenti zootecnici. E ancora: “Il biometano rappresenta una risorsa strategica per la transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica”.
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