VOCE
dopo il referendum
14.06.2025 - 08:00
La Cgil torna a ragionare sui referendum e segnala che in Polesine circa 45mila persone sono andate a votare e che nell’88% dei casi si sono espresse per il sì. Pieralberto Colombo, segretario Cgil polesano, spiega che “Come Cgil siamo stati i promotori dei 4 quesiti sul lavoro (raccogliendo 4 milioni di firme) e, pur non essendone promotori, convinti sostenitori del Si per il quesito sulla cittadinanza. L’obiettivo era il raggiungimento del quorum, pur consapevoli dell’alta percentuale di astensionismo che da anni si manifesta in Italia. La mancata partecipazione di una consistente percentuale di persone alla vita democratica, persino nei referendum in cui si può decidere direttamente senza delegare nessuno, è un problema per la stessa democrazia che dovrebbe interrogare tutti, a cominciare dalla politica. Per tali motivi ha stupito negativamente che rappresentanti delle istituzioni della nostra Repubblica abbiano invitato a non votare, senza entrare nel merito invece dei temi referendari. E così si è di conseguenza preso a riferimento, come una clava politica, solo il raggiungimento o meno del quorum, a seconda degli interessi di parte”.
Per Colombo, però vi sono anche altri dati oggettivi “che qualcuno finge di non vedere. In valori assoluti hanno votato quasi 15 milioni di persone e, per i 4 quesiti su lavoro, oltre 12 milioni si sono espresse con un Si in Italia. Nella nostra Provincia hanno votato circa 45mila persone - ed anche qui circa l’88% di queste ha votato Si nei quesiti sul lavoro - nel complesso ben più degli iscritti alla Cgil polesana che alla fine del 2024 contava 34.912 iscritti. E’ una quantità estremamente significativa di persone che ha voluto esprimersi con un Si nel merito per abrogare leggi o parti di esse che rendono il lavoro più ricattabile e precario. Numeri di questa entità spesso determinano le maggioranze in Parlamento”.
Per il segretario della Cgil “è bene ricordare ai “benaltristi, che ci spiegavano che sono altri i problemi che riguardano il lavoro, che contrastare la precarietà del lavoro (che colpisce ancora milioni di persone in Italia) significa anche combattere il lavoro povero. Per non parlare poi di quanto tutto questo interessi direttamente il nostro territorio, la sua qualità ed attrattività, dato che rimaniamo una Provincia con i redditi da lavoro più bassi del Veneto e per oltre l’80% le nuove assunzioni avvengono con contratti di lavoro precario. I referendum non risolvevano ovviamente tutti i problemi ma dicevano anche a chi ha la responsabilità di governare che chi fa le leggi si deve occupare in meglio di tali temi, non far finta che non esistano storture o peggiorare addirittura tale condizione. Il segnale in tal senso è arrivato da molte milioni di persone e sarebbe bene che tutti ne tenessero conto”.
Sul tema della cittadinanza: “Si è voluto anche lì inquinare i pozzi con la solita narrazione strumentale e falsa, senza approfondimenti, dello straniero come pericolo o delinquente e causa di tutti mali. In quel quesito referendario si parlava invece di tante brave persone e loro figli che vivono e lavorano regolarmente da anni con noi e desiderano diventare italiani. Negli ultimi dieci anni in Polesine abbiamo perso oltre 5mila giovani e la popolazione, non solo da noi, invecchia sempre più. Chi semina divisioni o odio o facile razzismo non ci ha ancora spiegato come faremo, con nei fatti sempre meno lavoratori, a continuare a finanziare i servizi pubblici”.
Come Cgil “continueremo comunque a fare proposte ed a mobilitarci per migliorare la condizione di tante persone e realizzare un nuovo modello sociale e del lavoro”. Da parte di Colombo solo un riferimento allo striscione esposto da CasaPound davanti alla sede Cgil di Porto Viro: “Non era certo ironico, da parte di gruppuscoli neofascisti che di fatto alimentano odio”.
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