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Per l'appuntato che diede la vita

Una commossa cerimonia per Silvano Franzolin

Oggi alle 10 a Pettorazza Grimani si è tenuta una cerimonia commemorativa in occasione del 43° anniversario della “Strage della Circonvallazione”, avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982, strage di mafia in cui perse la vita anche l’Appuntato dell’Arma dei Carabinieri, Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria, Silvano Franzolin, nato a Pettorazza Grimani (RO) il 03 aprile 1941.

Alla cerimonia – che si è svolta con una messa presso la Parrocchia San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria di Pettorazza Grimani, celebrata dal locale parroco Don Lino Mazzocco,  e con la deposizione di una corona ai piedi del cippo commemorativo – erano presenti i familiari dell’appuntato Franzolin, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, colonnello Edoardo Campora, l’assessore regionale Cristiano Corazzari, il Fabrizio Cesarino, vicario della Prefettura di Rovigo,  il comandante della Compagnia di Adria, maggiore Manuel Scacchi, il vicesindaco di Pettorazza Grimani, Francesca Capuzzo, Il comandante della tenenza della Guardia di Finanza di Adria, sottotenente Giuseppe Scarcella ed i Comandanti di Stazione della Compagnia Carabinieri di Adria.

Durante l’omelia Don Mazzocco, richiamando un brano del Vangelo, ha esaltato il valore della “gratuità del sacrificio”, che nel caso celebrato ha riguardato l’atto estremo riguardante la vita umana, persa per svolgere il proprio dovere.

Nella cerimonia seguente presso il campo sportivo, dove si trova la stele in memoria del caduto e poco dopo l’alzabandiera, il vicesindaco ha espresso parole di elogio e ringraziamento verso le Forze dell’Ordine per il quotidiano impegno profuso per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, evidenziando l’importanza della loro presenza su ogni territorio.

Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Rovigo, Colonnello Edoardo Campora, ha espresso un pensiero per i caduti in servizio, “la cui memoria è un patrimonio per l’intera Nazione”.

Ha preso la parola anche il Vicario della Prefettura di Rovigo, Dott. Fabrizio Cesarino, che ha ricordato “il sacrificio dei Carabinieri nella lotta alla mafia”

La "strage della circonvallazione": i fatti. Il 16 giugno 1982, alle 8 del mattino, una Mercedes guidata da Giuseppe Di Lavore parte da Enna con destinazione Trapani; Giuseppe non dovrebbe trovarsi alla guida dell’auto, ma all’ultimo momento sostituisce il padre, come lui autista della ditta che ha in appalto il trasporto dei detenuti.

Si trovano a bordo l’Appuntato Silvano Franzolin, rientrato apposta dalla licenza, i due Carabinieri Salvatore Raiti e Luigi Di Barca nonché il detenuto Alfio Ferlito, personaggio di spicco della mafia catanese, condannato a sette anni di reclusione per traffico di droga. Ed è proprio per tradurre il Ferlito a Trapani, che la Mercedes sfreccia lungo la circonvallazione palermitana: tappa intermedia prima del raggiungimento della casa penale di Favignana, più sicura per l’incolumità del detenuto, ormai uomo cosiddetto “segnato” all’interno degli ambienti mafiosi; quegli ambienti dai quali il padre aveva tentato di tenerlo lontano facendolo anche costituire.

Sono le 10 e 30 quando lungo la circonvallazione palermitana, all’altezza di viale Ugo La Malfa, sopraggiungono una Bmw e un’Alfetta 2000: sono lì per la Mercedes. Gli occupanti aprono un fuoco sicuro, aggressivo, spietato, intenso; Di Lavore, Raiti, Di Barca e Ferlito muoiono all’istante, mentre l’auto termina la sua ultima corsa contro la 500 della giovane Nunzia Pecorella, rimasta ferita ma salva. Franzolin, seduto sul sedile posteriore, riesce ad aprire lo sportello; esce impugnando la pistola nel tentativo di rispondere al fuoco, ma solo pochi passi e si accascia in una pozza di sangue. Il primo a raggiungere il luogo della strage è il Generale Dalla Chiesa – Prefetto dei 100 giorni – che cerca un lenzuolo per coprire i corpi di quei poveri ragazzi.

Poche centinaia di metri più avanti, la Bmw e l’Alfetta 200 vengono abbandonate e date alle fiamme. Sul posto, invece, la scientifica rileva 60 bossoli di mitraglietta e 6 di cartucce a lupara.

La matrice catanese è da subito evidente, come anche l’obiettivo Alfio Ferlito. Ci vorranno venti anni per dare un nome agli assassini e al mandante, Totò Riina, che fece un favore al suo alleato Nitto Santapaola, rivale del Ferlito.

 All’appuntato Silvano Franzolin, ucciso nell’agguato mafioso noto alle cronache come “la strage della circonvallazione”, è stata conferita la “Medaglia d’Oro al Valor Civile, alla Memoria” con la seguente motivazione:

Nel corso di un servizio di scorta, veniva raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco esplosigli contro da alcuni malfattori, al fine di uccidere il detenuto tradotto. Sebbene gravemente ferito, fuoriusciva dall'auto impugnando l'arma in dotazione per affrontare gli aggressori ma, colpito a morte, si accasciava al suolo. Splendido esempio di sprezzo del pericolo ed alto senso del dovere, spinti sino all'estremo sacrificio”.

 

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