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SOCIETA'
17.06.2025 - 12:25
In un'Italia che invecchia rapidamente, la domanda di assistenza familiare è destinata a crescere esponenzialmente. Secondo una recente ricerca presentata da Assindatcolf e il centro Idos, entro il 2028 saranno necessari circa 86mila lavoratori domestici in più rispetto al 2025, con una significativa quota di questi provenienti da paesi extracomunitari. La giornata internazionale sul lavoro domestico, ha offerto l'occasione per riflettere su queste dinamiche e sulle politiche migratorie necessarie per affrontare la sfida.
Le stime indicano che nel 2028 le famiglie italiane avranno bisogno di oltre 2 milioni e 74mila lavoratori domestici, tra regolari e irregolari. Di questi, 660mila saranno italiani e 1 milione 414 mila stranieri, rappresentando il 68% del totale. L'incremento previsto rispetto al 2025 è di circa 86mila unità, con una media di 28.574 nuovi lavoratori all'anno nel triennio 2026-2028. La necessità di manodopera straniera, in particolare non comunitaria, è evidente: si prevede che ogni anno saranno richiesti 14.471 lavoratori non comunitari, pari al 73% degli stranieri e oltre il 50% del totale.
A livello regionale, Lombardia, Lazio e Campania emergono come le aree con il maggiore fabbisogno di lavoratori domestici. La Lombardia avrà bisogno di 6.400 nuovi domestici all'anno, di cui 4.200 non UE; il Lazio di 5.600, di cui 2.800 non UE; e la Campania di 3.000, di cui 1.500 non UE. Anche il Veneto mostra una significativa domanda, con 2.580 nuovi lavoratori richiesti, di cui 1.300 non UE.
Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, sottolinea l'importanza di una programmazione tempestiva e realistica dei Decreti Flussi per garantire l'ingresso regolare di lavoratori non comunitari. Si propone di stabilire una quota minima annuale di circa 14.500 unità per l'assistenza domestica, con la possibilità di aumentare fino a 18mila unità l'anno. Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, evidenzia le disfunzionalità attuali nella gestione dei flussi migratori e la necessità di una programmazione che rispecchi il fabbisogno reale di manodopera.
Il settore del lavoro domestico rappresenta una spesa significativa per le famiglie italiane, pari a 13 miliardi di euro, con un impatto sulla produzione di 21,9 miliardi di nuovi beni e servizi e un risparmio per lo Stato di circa 6 miliardi. Tuttavia, il tasso di irregolarità rimane elevato, al 47,1% nel 2022, incidendo sulla spesa complessiva e sul valore aggiunto generato dal settore. Il lavoro domestico produce 15,8 miliardi di valore aggiunto, pari a un punto percentuale del PIL, mentre l'intero settore della cura (care economy) è quantificabile in 84,4 miliardi di euro, il 4,4% del PIL totale.
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