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“Cellulare in classe? Giusto limitarlo”

“In aula serve rispetto e attenzione”, “ok a delle regole, ma è utile”, “Occorre insegnare ad usarlo”

Cellulari vietati a scuola: genitori furiosi col preside

“In aula serve rispetto e attenzione”, “ok a delle regole, ma è utile”, “Occorre insegnare ad usarlo”

Dovrebbe entrare in vigore la nuova direttiva firmata dal ministro dell’istruzione con divieto assoluto di usare i cellulari durante la giornata scolastica, anche alle scuole superiori. Una misura che ha fatto discutere, tra chi la considera una svolta necessaria e chi, invece, la vede come una forzatura.

A scuola si va per imparare, certo. Ma oggi imparare significa anche confrontarsi con strumenti che fanno parte della vita quotidiana, ed è proprio su questo confine che si giocano le opinioni.


Emanuela, insegnante con anni di esperienza, ha idee molto chiare: “Sono perfettamente in linea con il ministro. A scuola si va per crescere, non solo per accumulare nozioni. Per il cellulare non è l’ambiente adatto. Se usato bene, può anche essere utile, ma ci vuole misura, decoro. E soprattutto rispetto per il contesto scolastico”.

Più cauto Marco, con uno sguardo meno rigido: “Il cellulare fa parte della nostra quotidianità, anche noi adulti lo usiamo di continuo. È giusto insegnare ad usarlo bene, non fingere che non esista. Però è vero che può nuocere alla concentrazione: molte app ti svuotano, ti rubano energia mentale. Serve educazione digitale, più che censura”.

Le scuole superiori, del resto, sono anche il primo banco di prova dell’autonomia. Lo sa bene Maurizia, madre di tre figli: “È una battaglia continua, quella per limitare il tempo davanti allo schermo. Io non sarei per vietare, ma per regolare. Con mio marito imponiamo blocchi e limiti, cerchiamo di accompagnarli. Il telefono a scuola no, ma nei momenti liberi può essere utile. È uno strumento importante, ma anche pericoloso. Più educazione, meno divieti”.

A condividere una visione simile è anche Giacomo, studente delle superiori: “In classe il telefono è una distrazione e una mancanza di rispetto verso i professori. Ma non è tutto da buttare: ho avuto insegnanti che lo usano per spiegare, per fare ricerca, persino per usare l’intelligenza artificiale. È giusto limitarlo, ma non eliminarlo. Serve equilibrio. Il problema vero è che i social stanno facendo perdere ai giovani il contatto con la realtà. A volte viviamo in un mondo finto, e ci dimentichiamo com’è stare davvero insieme”.

Oggi più che mai la scuola si conferma laboratorio del presente, specchio delle trasformazioni sociali e tecnologiche che stiamo vivendo. Il cellulare, simbolo di connessione e insieme di isolamento, diventa ancora una volta il centro di un dibattito che riguarda tutti: genitori, docenti, studenti e istituzioni. E forse, proprio tra una notifica in meno e una parola in più, potrà nascere una nuova consapevolezza.


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