VOCE
Venti di guerra
23.06.2025 - 07:26
Guerra in Iran: le imprese venete ora tremano. Sì perché la Cgia ha stimato in 13,7 miliardi in più (pari al +19,2%) il maggior costo che le aziende italiane dovranno sostenere quest’anno rispetto al 2024, di cui 9,7 miliardi in più per le bollette della luce e 4 miliardi in più per quelle del gas. Di questi, un miliardo e mezzo saranno in capo alle aziende del Veneto. E il rischio è che da oggi queste stime vengano riviste al rialzo, come conseguenza per l’attacco americano all’Iran e la possibile chiusura dello stretto di Hormuz, da cui passa il grosso della fornitura mondiale di gas e petrolio, da parte del regime degli ayatollah. E se fino a ieri non si era registrato nessun aumento dei prezzi ai distributori, oggi il quadro potrebbe radicalmente cambiare.
Basti pensare a cosa successe nel 2022, quando la Russia attaccò l’Ucraina: a 15 giorni dall’inizio delle ostilità, il prezzo della benzina salì del 16,9%, quello del diesel addirittura del 23,8%. Se, in termini monetari, a inizio marzo di tre anni fa il costo della “verde” superò i 2 euro al litro, per il gasolio il prezzo massimo lambì questa soglia. Solo successivamente, grazie al taglio delle accise introdotto dal governo Draghi, i prezzi alla pompa sino alla fine del 2022 scesero ai livelli registrati al termine dell’anno precedente. In questi giorni, la benzina “self” costava mediamente a 1,70 euro al litro, mentre il gasolio fin qui era intorno a quota 1,60.
E’ comunque utile sottolineare che l’Iran non ha la stessa capacità produttiva della Russia. Ma con un allargamento del teatro di guerra e la chiusura dello stretto di Hormuz - dove transita il 30% circa del petrolio mondiale e quasi il 20% del gas - quasi sicuramente si assisterà a uno choc petrolifero “spaventoso” (parole dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre) e a una impennata dei prezzi su scala globale di tutte le materie prime.
Intanto, la Cgia di Mestre ha analizzato l’impatto dei costi sulle bollette energetiche per le nostre aziende. A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con rincari 1,6 miliardi, il Veneto con un miliardo e mezzo e il Piemonte con 1,2 miliardi. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (il 64%) saranno in capo alle aziende settentrionali. Le aree regionali che, invece, saranno meno interessate dagli aumenti sono, ovviamente, quelle più piccole; come la Basilicata che dovrebbe registrare una variazione di 118 milioni di euro, il Molise con 64 milioni e la Valle d’Aosta con 44 milioni.
L’Ufficio studi della Cgia è giunto a questi risultati ipotizzando che per l’anno 2024 e per il 2025 i consumi in capo alle aziende siano gli stessi di quelli registrati nel 2023. Per quanto concerne i costi, invece, quelli del 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell’energia elettrica di 150 euro per Mwh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1 tra i due prezzi così come verificatosi mediamente negli anni 2023 e 2024; dal momento che i prezzi attuali di energia elettrica e gas viaggiano su una media semestrale (da gennaio 2025 ai primi 15 giorni di giugno) di 119 euro per Mwh per i primi e di 43 per Mwh per i secondi, l’ipotesi media annua di 150 euro al Mwh e di 50 Mwh sarebbe rispettata con prezzi medi dell’ordine dei 180 Mwh per l’energia elettrica e di 60 Mwh per il gas nell’intero secondo semestre del 2025: si tratterebbe quindi di una ipotesi di massima come indicato in precedenza.
L’aumento dei costi energetici per le imprese risulterà meno che proporzionale rispetto alla variazione dei prezzi della borsa energetica, in quanto l’aumento del prezzo della materia prima non impatta su tutto il costo complessivo della bolletta (che comprende anche costi di commercializzazione, trasmissione, oneri, tasse, margini e quant’altro). Pertanto, rispetto ad un’ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% (stimato per il 2025 rispetto al 2024), le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l’energia elettrica e +25% per il gas).
Con un eventuale aumento dei costi delle bollette elettriche, i settori più “colpiti” potrebbero essere quelli che registrano i consumi più importanti. Riferendoci ai dati dei consumi pre-Covid, si tratta di metallurgia, commercio, alimentari, alberghi, bar e ristoranti, trasporto e logistica e industria chimica.
Per quanto concerne le imprese gasivore, i comparti che potrebbero subire gli effetti economici maggiormente negativi potrebbero essere quello estrattivo, di produzione, lavorazione e conservazione alimenti, confezione e produzione tessile, produzione di legno, carta, ceramica, utensileria, plastica e chimica e fabbricazione di apparecchi elettrici.
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