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Scienza e pesca contro i granchi blu

Esperimenti luminosi e monitoraggi all’avanguardia per cercare di fermare l’invasione

Scienza e pesca contro i granchi blu

Ridurre i danni provocati dalla fauna marina protetta alle reti e agli impianti da pesca, e contrastare l’invasione del granchio blu nelle acque venete. È questo il doppio obiettivo dell’incontro che si è svolto la scorsa settimana alla Cooperativa Pescatori Pila Op, dove il mondo della ricerca ha incrociato l’esperienza dei pescatori professionali.

Due collaboratori del dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione (Bca) dell'università di Padova – la naturalista Carola Vallini e il biologo marino Marco Bonato – hanno incontrato i pescatori locali per raccogliere informazioni utili allo sviluppo di strategie per ridurre le interazioni tra attività di pesca commerciale e fauna marina protetta.

L'iniziativa fa parte di due distinti progetti di ricerca attualmente attivi all'interno di un più ampio programma scientifico che coinvolge un team multidisciplinare coordinato dal professor Sandro Mazzariol, docente ordinario presso l'università di Padova. Il gruppo, composto da una decina di esperti, è impegnato in diversi progetti nazionali ed internazionali su tematiche legate alla conservazione e alla gestione delle specie animali nell'epoca dell'Antropocene.

Il progetto di Carola Vallini, impegnata in un dottorato di ricerca presso il Dipartimento BCA , si concentra sulle interazioni tra specie marine vulnerabili o protette, come tartarughe e delfini, e la pesca commerciale. Un tema delicato, affrontato in entrambe le direzioni: da un lato gli animali possono subire gravi danni o la morte; dall'altro, i pescatori (e anche i mitilicoltori) subiscono perdite economiche a causa di reti danneggiate, impianti invasi o esche sottratte.

“Il nostro obiettivo, - spiega Vallini - è cercare una modalità di convivenza tra queste due direzioni: si sta attualmente collaborando con i pescatori per raccogliere informazioni in merito ad hot-spot di animali nell'area alto adriatica, per poi attuare i progetti previsti dalla ricerca di Dottorato”.

Il secondo progetto, guidato dal biologo marino Marco Bonato, si concentra invece sulla problematica del granchio blu, specie aliena invasiva che sta creando gravi squilibri nell'ecosistema locale e pesanti danni economici alla pesca e all'acquacoltura. L'attività rientra nel progetto regionale Blue Crab Action Plan, approvato con la DGR 1335/2024 della Regione Veneto. Coordinato in collaborazione con Arpav, Veneto Agricoltura, università Ca' Foscari e università di Padova, il progetto prevede la mappatura ambientale ed eco-fisiologica del granchio blu nelle acque interne e marittime del Veneto.

“L'idea è di testare una serie di dissuasori, principalmente utilizzando luci di diversi colori, per capire quali siano i possibili effetti, se attraggono o respingono i granchi - spiega Bonato -. In laboratorio alcuni effetti sono stati osservati, ma ora servono test in campo. Vorremmo allestire in un'area della Sacca di Scardovari una serie di nasse in cui provare i diversi tipi di dissuasori, per valutare scientificamente la loro efficacia nell'allontanare i granchi o aumentare l'efficacia nella cattura”. Due progetti distinti, dunque, ma accomunati dallo stesso obiettivo: costruire un modello sostenibile in cui le attività umane possano convivere con la biodiversità marina. Un lavoro in cui la ricerca scientifica si intreccia con l'esperienza dei pescatori, primi custodi – e primi testimoni – dell'equilibrio dell'ecosistema.

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