VOCE
LA SCOPERTA
26.06.2025 - 17:30
Nel cuore dei Musei Vaticani, la Sala di Costantino torna a splendere dopo un restauro durato dieci anni, rivelando tecniche inedite e dettagli sorprendenti sull'ultima grande impresa decorativa di Raffaello. Questo progetto, iniziato nel marzo 2015 e conclusosi nel dicembre 2024, ha visto il coinvolgimento di esperti internazionali e l'uso di tecnologie avanzate, offrendo una nuova luce su un capolavoro del XVI secolo.
Il restauro della Sala di Costantino, la più grande delle Stanze di Raffaello, è stato un viaggio di scoperta. Guidato da Francesca Persegati e il suo team del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani, il progetto ha rivelato una tecnica sperimentale di Raffaello: la pittura a olio su muro, una pratica rara per l'epoca. Fabio Piacentini, responsabile del cantiere, ha spiegato come Raffaello, insieme ai suoi collaboratori Giulio Romano e Giovanni Francesco Penni, abbia iniziato la decorazione della sala nell'ottobre 1519, pochi mesi prima della sua morte nel 1520.
Le figure della Comitas e della Iustitia, dipinte a olio su una preparazione di colofonia, rappresentano una svolta nel percorso artistico di Raffaello. La presenza di chiodi sulla parete suggerisce che il maestro volesse estendere questa tecnica a tutta la stanza. Dopo la sua morte, i lavori furono completati ad affresco dai suoi collaboratori, ma l'intento originale di Raffaello rimane un enigma affascinante. Nel 2024, l'intervento sulla volta della sala ha rivelato il capolavoro di illusionismo di Tommaso Laureti, allievo di Sebastiano del Piombo. La volta, originariamente a cassettoni di legno, è stata trasformata in un finto arazzo grazie a un sapiente gioco di prospettiva e luce, emerso in tutta la sua bellezza dopo la pulitura.
Il restauro è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche e il sostegno del Capitolo di New York dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums. L'uso di indagini non invasive e lo studio della sovrapposizione degli intonaci hanno permesso di risalire alla cronologia esatta delle giornate di lavoro, arricchendo la comprensione storica dell'opera. Lavorare a museo aperto ha rappresentato una sfida quotidiana per il team di restauro, che ha dovuto garantire la fruizione dei visitatori. Francesca Persegati ha sottolineato l'importanza di mantenere un impatto minimo sui visitatori, permettendo loro di apprezzare il lavoro in corso.
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