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il maxi processo

Caso Pfas, arriva la condanna per gli 11 manager

Un clamoroso caso di inquinamento delle acque

Il Pfas inquina il Po, allarme nel Delta

La Corte d’Assise di Vicenza, dopo sei ore di camera di consiglio, ha condannato ieri 11 manager per l’inquinamento da Pfas, con pene da che vanno da un minimo di 2 anni e 8 mesi fino a 17 anni e mezzo. In totale, il tribunale vicentino ha inflitto pene per 141 anni. Al contempo sono stati decisi risarcimenti per oltre 300 parti civili, considerando sia privati cittadini che enti pubblici. Tra questi anche il ministero dell’Ambiente, a cui sono stati riconosciuti complessivamente 58 milioni di euro. Sono stati invece quattro gli imputati assolti al termine del processo.

Per Acquevenete la sentenza di primo grado emessa ieri rappresenta un momento importante, anche se non risolutivo. La società pubblica con sede a Monselice, che gestisce il servizio idrico integrato in 107 Comuni costituitasi parte civile nel processo, ha preso atto delle condanne inflitte agli imputati, ma ha espresso al contempo profonda amarezza per una vicenda che lascia dietro di sé un danno ambientale e sociale incalcolabile.

Il commento di Piergiorgio Cortelazzo, presidente di acquevenete: “Questa sentenza, applicando il principio chi inquina paga, suggella in maniera equa l’importanza della protezione della salute e dell’ambiente, indicando una priorità fondamentale, la necessità di introdurre la responsabilità estesa a tutti quei soggetti che producono o utilizzano sostanze poli e perfluoroalchiliche”.

“Bisogna mettere in campo tutte quelle azioni volte a sostituire i Pfas nei numerosi impieghi civili e industriali - ha aggiunto il presidente Cortelazzo - affinché, anche in futuro, i maggiori costi operativi e infrastrutturali per garantire la sicurezza dell’acqua non ricadano integralmente sulle tariffe dei cittadini”.

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