VOCE
CRONACA
01.07.2025 - 20:00
In Italia, quasi un quarto della popolazione vive in condizioni di povertà o a rischio di esclusione sociale: si tratta del 23,1% dei cittadini, secondo i dati diffusi dall’Istat. Un dato allarmante che si riflette in maniera diretta anche sull’accesso alle cure sanitarie, come emerge dall’ultimo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) relativo al 2023.
Secondo il report, 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi, un numero che ha già raggiunto quota 6 milioni nel più recente aggiornamento. Tra questi, 2,5 milioni di persone hanno dovuto rinunciare alle cure per motivi economici, con un incremento di 600mila unità rispetto al 2022.
Il quadro che ne emerge è drammatico e riconducibile a due principali fattori. Da un lato, le difficoltà economiche crescenti, che colpiscono soprattutto le famiglie nel Mezzogiorno e tra la popolazione straniera, ma non solo. Molti non riescono a sostenere le spese per prestazioni sanitarie private, e il servizio pubblico spesso non è in grado di offrire risposte tempestive. Dall’altro, le lunghe liste d’attesa, aggravatesi dopo la pandemia, continuano a rappresentare un ostacolo insormontabile per milioni di cittadini, salvo rare eccezioni locali.
In questo contesto emerge una nuova forma di esclusione: la povertà sanitaria. Non si tratta solo della mancanza di risorse economiche – che nel 2023 ha riguardato il 4,2% della popolazione, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente – ma anche dell’incapacità, in alcune zone del Paese o per specifici gruppi sociali (come chi ha un basso livello di istruzione o è più isolato), di accedere ai servizi pubblici di cura o anche semplicemente ai farmaci.
A confermare questa tendenza, i dati del Banco Farmaceutico, che tra il 2023 e il 2024 ha registrato un aumento dell’8,4% di richieste di medicinali da parte di persone che non potevano permetterseli.
Il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, sta diventando per molti sempre più teorico. E il sistema sanitario nazionale, con risorse insufficienti e crescenti disuguaglianze territoriali e sociali, fatica a rispondere a una domanda di cura in continua crescita.
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