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le reazioni

“C’è paura. Serve sicurezza”

"Temo per i miei figli", "situazione peggiorata"

“C’è paura. Serve sicurezza”

Due aggressioni a colpi di coltello, a distanza di poche ore l’una dall’altra, entrambe nel cuore di Rovigo. Un uomo è finito in rianimazione, un altro è rimasto ferito in modo più lieve. La cronaca si fa incalzante e la città inizia a interrogarsi: episodi isolati o sintomi di un disagio più profondo che coinvolge sicurezza, percezione del rischio e vivibilità urbana? Il senso di allarme, tra i cittadini, è sempre più diffuso.

Verdiana, madre di un adolescente, non nasconde la sua preoccupazione: “Negli ultimi tempi a Rovigo si sentono troppe notizie del genere. Fino a poco tempo fa era una città tranquilla, ora non è più così. Ho un figlio di quasi diciassette anni e non sono più serena come una volta. Questi episodi accadono troppo spesso, e spesso sono coinvolti giovani. È inquietante pensare che girino armati. Serve più controllo, soprattutto in centro”.

Anche Enrico conferma un cambiamento nel clima cittadino: “Non mi sento più sicuro a girare per il centro la sera. Purtroppo, le forze dell’ordine hanno spesso le mani legate, e questo non va bene. Si vedono gruppetti, i cosiddetti ‘maranza’, che incutono timore anche solo con lo sguardo. La città è piccola, ma non per questo immune”.

Lara, residente in una zona vicina alla stazione, pone l’attenzione su un degrado diffuso: “Vivo vicino al sottopasso e alla stazione, un’area ormai impraticabile. Ci sono persone che bivaccano e consumano alcol a tutte le ore. Non credo che i due accoltellamenti siano episodi casuali, penso piuttosto che siano segnali di qualcosa che sta peggiorando. Ho due figlie, e alla maggiore ho vietato di attraversare il sottopasso da sola la sera”.

Silvia condivide lo stesso sentimento: “È un campanello d’allarme da non sottovalutare. I controlli dovrebbero essere più frequenti, soprattutto di notte. Non mi fido a lasciare i miei figli girare in centro da soli, la paura cresce ogni volta che si sente parlare di queste cose”.

Infine, Egidio riflette sul cambiamento del tessuto sociale cittadino: “La situazione comincia a farsi seria. In città convivono persone con culture e abitudini diverse, ma spesso manca un’integrazione vera. E questo si riflette anche sulla percezione della sicurezza: non mi sento tranquillo”.

Dalla preoccupazione per i figli alla richiesta di maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, il disagio è palpabile. E mentre le indagini fanno il loro corso, resta la sensazione diffusa che qualcosa stia cambiando. Forse è solo una coincidenza, forse no. Ma in molti chiedono una risposta prima che, alla prossima aggressione, si rischi di dire ancora una volta: “Era prevedibile”.

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