VOCE
l'allarme
03.07.2025 - 06:50
Il mondo dell’apicoltura italiana non trova pace. Già provati dalla concorrenza sleale del miele estero, spesso adulterato, e dall’avanzata di parassiti e predatori “alieni” come la Varroa Destructor e il calabrone Velutina, gli apicoltori si trovano ora a fronteggiare una nuova e coloratissima minaccia: il gruccione.
Un uccello migratore dall’Africa che, favorito dai cambiamenti climatici, sta aumentando la sua presenza sul territorio italiano, diventando stanziale in diverse aree, in particolare nel Polesine. “Gli ultimi anni sono veramente difficili e non si vede che guai all’orizzonte”, dichiara Pierpaolo Lorenzoni, vicepresidente e tecnico apistico di Apimarca. Oltre alle specie aliene, si aggiungono nuove patologie, per le quali la ricerca e una corretta gestione degli apiari, unitamente a formazione e aggiornamento per gli apicoltori, sono fondamentali per la sopravvivenza.
A tutto ciò si somma l’impatto di un’agricoltura intensiva che, con la cementificazione e la riduzione della biodiversità, diminuisce drasticamente le fonti di nutrimento per le api. Non da meno è la preoccupante ripresa del consumo di pesticidi: in Veneto si stimano quantità oltre i 3 chili per abitante, un dato allarmante per la salute degli insetti impollinatori. Ma è il gruccione a rappresentare l’ultima, inattesa sfida.
“Il pericolo maggiore - spiega Lorenzoni - è la specializzazione del Gruccione nella cattura delle regine. La perdita della regina può causare seri danni alla colonia, fino alla distruzione dell’intero alveare. Purtroppo però, le opzioni per contrastare i gruccioni sono limitate: combatterli non è possibile, bisognerebbe studiare il modo per ridurne il numero, ma per ora è il contrario”. Tra sagome di rapaci, palloni colorati e cannoncini a tempo, l’unico metodo che sembra dare qualche risultato è il dissuasore acustico, dispositivo costoso ma che la Regione Veneto sta fortunatamente finanziando.
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