VOCE
agricoltura
03.07.2025 - 06:20
Nel pieno dell’emergenza caldo, l’agricoltura veneta chiede tra i 20 e i 25mila lavoratori stagionali per la raccolta della frutta e della verdura di stagione.
E mentre da oggi al 31 agosto sarà in vigore l’ordinanza che prevede il divieto di svolgimento di attività lavorative all’aperto tra le 12.30 e le 16 in caso di temperature elevate, la Cia ricorda: “Il datore di lavoro è tenuto a controllare quotidianamente il sito www.worklimate.it, inserendo la località relativa all’attività agricola. In caso di allerta di livello 2 o 3 non sarà possibile lavorare all’aperto nelle ore più calde. Dovranno inoltre essere assicurate adeguate pause durante il turno lavorativo, la messa a disposizione di acqua fresca, aree ombreggiate e dispositivi di protezione idonei. Il mancato rispetto del provvedimento può comportare sanzioni amministrative e penali”.
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Poi, resta la questione flussi migratori: “La criticità - dicono dalla Cia del Veneto - non sta tanto nel fatto che i numeri previsti dal decreto non sono sufficienti a venire incontro alle esigenze degli stessi imprenditori agricoli, quanto nella risposta tardiva da parte delle autorità”.
Molte aziende agricole hanno presentato l’apposita istanza per assumere i lavoratori stagionali extra Ue ancora a febbraio. “A tutt’oggi gli enti competenti hanno autorizzato, tramite il permesso di soggiorno stagionale, soltanto una minima percentuale di questi - sottolinea il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini - è chiaro che adesso, nel clou della stagione, si trovano in difficoltà. Senza la manodopera non può venire garantita la raccolta in pieno campo”.
“La procedura di assunzione degli stagionali provenienti da Paesi extra Ue si è dimostrata una volta di più lenta e farraginosa. I lavoratori, molti dei quali vengono riassunti dalla medesima azienda di anno in anno, servono subito”. E invece accade che le autorizzazioni vengano concesse pure ad ottobre, quando ormai la campagna di raccolta è terminata da un pezzo. “Le parole chiave sono semplificazione e snellimento dell’iter; altrimenti rischia di saltare il banco”.
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