Cerca

L'allarme

Il caldo ammazza i raccolti

Coldiretti “Stress termico alla frutta, anche la soia stenta”

Il caldo ammazza i raccolti

A Bagnolo di Po si sono toccati i 36,8°, temperatura più alta di giornata registrata da Arpav in Polesine. Ma la temperatura percepita più alta, secondo l’indice Humidex, è stata ad Adria, con i 44.9° di Bellombra. Il record regionale a Sant'Urbano con 50,2°. A Rovigo, la temperatura massima è stata di 36° e quella percepita di 42,2°. Disagio fisico reale.

Ma soffre anche la campagna: “Fioritura del mais che fatica a completarsi, soia che ci cuoce appena germina e che deve essere riseminata, irrigazione in piena attività in una parte della provincia e dall’altra mancanza di acqua per risalita cuneo salino”. E’ Coldiretti ad evidenziare come il caldo estremo stia creando disagi nei campi. Aggiungendo che gli agricoltori, “stanno combattendo per tenere in piedi le proprie colture e il reddito aziendale: nella zona frutticola del medio Polesine la battaglia va oltre il caldo, è anche con la cimice asiatica, nemica acerrima dei frutticoltori. Il grande caldo provoca inoltre problemi di crescita su alcuni frutti, lo stress termico, infatti, altera il processo di maturazione. Per chiudere la fila, la soia stenta a crescere, c’è chi ha dovuto riseminarla. E infine tutto il comparto è accomunato dal problema dei rincari dei costi di produzione che da qualche anno sono saliti costantemente di qualche punto percentuale senza mai scendere, un vero colpo di grazia per il reddito delle aziende agricole”.

Il cerealicoltore Paolo Goldin di Pettorazza Grimani conferma che l’uso di acqua per tenere in vita il mais è massiccio in questo 2025, “ma per azionare l’irrigazione è necessario alimentare i sistemi, che funzionano a gasolio: un costo che ormai supera le previsioni di resa da reddito della coltura. Il mais è a rischio collasso, sta faticando a completare la sua crescita, per fortuna quest’anno c’è disponibilità di acqua. Ma quanto potrà continuare questa irrigazione tenendo conto che di solito si raccoglie a fine agosto?”.

L’acqua non c’è dappertutto, però: nella zona deltizia, dove l’acqua inizia a essere salata, come spiega Edoardo Laurenti di Polesine Camerini che ha già iniziato a prelevare acqua da altre fonti con cisterne o botti per trasportarla in azienda e dissetare le sue colture. “Le angurie iniziano ad accusare il colpo: arrivano le prime bruciature sui frutti. Si notano, inoltre, problemi di allegagione, ma l’effetto si vedrà più avanti. Per ora l’impollinazione è faticosa per via del gran caldo. Soffrono anche le zucchine, per le quali la produzione a pieno campo è scarsa”.

Massimo Patergnani, presidente della zona di Adria, spiega che i problemi sono iniziati già lo scorso anno: “La raccolta tardiva della soia ha ritardato la semina del grano che si è svolta poi su terreni bagnati, la produzione infatti è stata scarsa e di scarsa qualità. Il problema acqua, quest’anno è stato vissuto male sia nel verso più che nel verso meno, troppo quando non serviva poca ora che servirebbe. Se tutto va bene, sarà un pareggio. La situazione delle nostre aziende è poco rosea, da Adria in giù molti non hanno potuto seminare barbabietola da zucchero, io mi sono arreso perché non c’erano mai le condizioni agro ambientali idonee”.

Anche il pomodoro da industria è particolarmente sofferente sotto questo sole. “Nonostante l’investimento passato portando la fertirrigazione nei campi di pomodoro - spiega Paolo Rossi di Frassinelle Polesine - l’andamento climatico pesante ci costringe a fare altre irrigazioni di supporto per continua evaporazione dell’acqua, per questo c’è da ringraziare il consorzio di bonifica. Non possiamo dimenticarci il fattore fisico: siamo operativi giorno e notte per salvaguardare il prodotto italiano che è valore è identità. Ma siamo all’interno di una forbice dove i costi di gestione sono folli e i prezzi con cui saremo pagati per le nostre colture sono sempre più bassi, al termine di questa stagione non tutti sopravviveranno”.

Il vicepresidente di Coldiretti Simone Moretti di Badia Polesine rimarca: “Il bollino rosso di questi giorni è l’evidente dimostrazione del cambiamento climatico, che ora è difficile da gestire con i mezzi a nostra disposizione: è palese che i cicli colturali tradizionali non possono più andare bene. In questo 2025 le piante hanno sofferto stress per eccesso di pioggia in primavera e oggi per eccesso di calore. Le colture non sviluppano e nonostante gli interventi con irrigazioni di soccorso, non crescono. Per questo si rende necessario proseguire nella sperimentazione delle Tea, come Coldiretti sosteniamo da tempo questo percorso, per avere varietà più resistenti. Servono cultivar e specie che si adeguino al nuovo clima, che ci aiuteranno a essere più sostenibili, ad affrontare i cambiamenti climatici e poter proseguire a produrre le nostre filiere agroalimentari d’eccellenza”.

In conclusione Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo affronta un altro tema cruciale: “La gestione delle risorse idriche è una priorità strategica: servono invasi e bacini per trattenere le piogge e redistribuire le risorse idriche nei periodi di siccità. In Veneto circa il 60% delle superfici coltivate necessita di irrigazione per garantire produzioni di qualità, in particolare nei comparti ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo. Siamo una regione a vocazione agricola che fonda il suo Pil proprio su questo settore, parte integrante del territorio e della storia”.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400