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Salute

Dermatite nodulare bovina: allarme anche in Polesine

Epidemia bovina dal Nord Italia, restrizioni e vaccini per proteggere produzione lattiero-casearia e zootecnica

Allerta dermatite nodulare bovina: il Veneto corre ai ripari tra restrizioni e vaccini

La dermatite nodulare contagiosa dei bovini, conosciuta come Lumpy Skin Disease, ha fatto il suo ingresso nel Nord Italia, precisamente a Porto Mantovano, nella provincia di Mantova. Questa malattia, che si è spostata dalla Sardegna, è ora una minaccia concreta per le aziende zootecniche del Veneto, dove le alte temperature e il proliferare di insetti ne facilitano la diffusione.

Per arginare l'epidemia, il Ministero della Salute ha imposto restrizioni in quattro province venete: Verona, Padova, Vicenza e Rovigo. Verona è la più colpita, con comuni come Buttapietra, Castel D’Azzano e Villafranca di Verona inseriti in una zona di protezione. Qui, la movimentazione dei bovini è severamente limitata, con deroghe solo per la macellazione entro 24 ore dall'arrivo degli animali, previa verifica veterinaria.

Floriano De Franceschi, presidente dell'Associazione Regionale Allevatori del Veneto (Arav), esprime preoccupazione per la possibile espansione dell'epidemia, sottolineando l'importanza della bio sicurezza nelle aziende. Anche Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, lancia un allarme: le restrizioni stanno mettendo in difficoltà le aziende zootecniche, rischiando di bloccare completamente le attività di allevamento.

In Sardegna, la campagna vaccinale è già iniziata e presto partirà anche in Veneto, sia nelle zone di protezione che in quelle di sorveglianza. Tuttavia, il settore lattiero-caseario è in fermento. Giancarlo Zanon di Confagricoltura Veneto segnala che le restrizioni sulla movimentazione del latte crudo stanno riducendo la capacità produttiva delle aziende. Fortunatamente, deroghe permettono l'uso del latte crudo per la produzione di formaggi a lunga stagionatura come Grana Padano e Parmigiano Reggiano, purché rispettino rigorosi vincoli sanitari.

Se l'epidemia dovesse estendersi ulteriormente, la produzione di formaggi iconici come Grana Padano e Asiago potrebbe essere compromessa. Le deroghe attuali consentono il trasporto del latte crudo all'interno del territorio nazionale, ma solo per la produzione di formaggi sottoposti a stagionatura di almeno nove mesi. Durante questo periodo, i prodotti sono vincolati a controlli sanitari, in attesa di ulteriori evidenze scientifiche sull'inattivazione del virus. In un contesto di incertezza, il Veneto si trova a fronteggiare una sfida complessa, tra restrizioni, vaccini e la necessità di proteggere una delle sue risorse economiche più preziose.

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