VOCE
IL CASO
08.07.2025 - 20:35
Dopo la tragica scomparsa di don Matteo Balzano, il parroco di Cannobio, il cui suicidio ha scosso profondamente la comunità locale e l'intero Paese, migliaia di persone si sono riunite per una veglia di preghiera lunedì sera, mentre i funerali sono stati celebrati martedì mattina (8 luglio) nella Collegiata di San Vittore dal vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla. La commozione è palpabile, e i social media sono stati inondati di messaggi di cordoglio e riflessione.
Il caso di don Matteo ha riacceso il dibattito sul burnout tra i sacerdoti, in particolare quelli più giovani. Giorgio Ronzoni, parroco e docente di Teologia pastorale, ha sottolineato l'importanza di condurre ricerche sistematiche su questo fenomeno. Ronzoni ha ricordato una sua ricerca di vent'anni fa, che evidenziava il disagio diffuso tra i sacerdoti nei primi anni di ministero. Tuttavia, in Italia, mancano studi aggiornati su questo tema, a differenza della Francia, dove i vescovi hanno pubblicato uno studio sulla salute dei sacerdoti nel 2020. Don Massimo Angelelli, responsabile dell'Ufficio Cei per la Pastorale della salute, ha espresso il suo dolore per la vicenda di don Matteo, sottolineando che esistono sempre alternative al gesto estremo. Angelelli ha evidenziato come la società moderna tenda a isolare gli individui, generando un senso di inadeguatezza rispetto ai modelli performanti. Essere fragili, ha affermato, non significa essere difettosi, e questo vale anche per i religiosi.
Padre Maurizio Patriciello ha offerto una riflessione profonda sulla vita spirituale, descrivendola come una battaglia in cui anche i sacerdoti possono cadere in depressione. Tuttavia, con l'aiuto di Dio e della comunità, è possibile rialzarsi e continuare a servire con rinnovato entusiasmo. La Chiesa, ha ricordato Patriciello, consiglia ai consacrati di avere un padre spirituale che li guidi nei momenti di difficoltà.
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