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IL CASO

Rifiuta l'esame: "Voglia di finire sui media"

Parla Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi di Roma

La maturità tra protesta e riflessione: il caso dello studente di Padova

Cosa spinge uno studente a rifiutare l'esame orale di maturità, pur sapendo che potrebbe compromettere il suo futuro accademico? È la domanda che molti si sono posti dopo il gesto clamoroso di un diciannovenne di Padova, che ha deciso di non sostenere il colloquio finale. Un atto che ha sollevato un polverone mediatico e ha portato alla ribalta il dibattito sulla validità e l'efficacia dell'attuale sistema di valutazione scolastica.


Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi di Roma, ha commentato il caso con una certa perplessità. "No, la commissione non poteva bocciarlo", ha affermato, spiegando che il sistema di punteggio della maturità italiana permette di superare l'esame anche senza sostenere l'orale, purché si raggiungano almeno 60 punti complessivi. Gianmaria, grazie al suo credito scolastico accumulato nel triennio, è riuscito a passare l'esame, nonostante la sua decisione di non partecipare all'orale. Ma cosa ha spinto il giovane a compiere un gesto così eclatante? Secondo Rusconi, la risposta potrebbe risiedere nel desiderio di apparire: "Dal punto di vista formativo è una pseudo-protesta bizzarra, motivata soprattutto dalla voglia di finire sui media". 


Il caso ha riacceso il dibattito sulla necessità di ripensare l'esame di maturità. Rusconi ha colto l'occasione per sottolineare l'importanza di un esame più tecnologico e moderno, che possa riflettere meglio le competenze acquisite dagli studenti durante il loro percorso scolastico. "Sarei per un esame sempre più tecnologico", ha dichiarato, suggerendo che i ragazzi dovrebbero presentarsi all'esame con un report dettagliato del loro triennio finale.


Il ragazzo ha chiarito che la sua decisione è stata una scelta consapevole, motivata dalla sua critica al sistema dei voti. "I voti da alcuni alunni vengono vissuti malissimo", ha spiegato, evidenziando come la competizione in classe possa portare a comportamenti negativi tra gli studenti. "Erano estremamente attaccati al risultato, diventando addirittura cattivi", ha aggiunto, suggerendo che le pressioni scolastiche e familiari possano influenzare negativamente il benessere degli studenti. 

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