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POLITICA
09.07.2025 - 11:54
Nel cuore del dibattito politico italiano, un tema delicato e controverso sta attirando l'attenzione di esperti, famiglie e istituzioni: l'educazione sessuale nelle scuole. Il disegno di legge n. 2423, promosso dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, ha sollevato un acceso confronto in Parlamento e nella società civile. La proposta, che richiede il consenso informato dei genitori per le attività legate alla sfera affettiva e sessuale, ha suscitato reazioni contrastanti, mettendo in luce le diverse visioni sul ruolo della scuola e della famiglia nell'educazione dei giovani.
Il disegno di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 aprile 2025 e attualmente in discussione alla Commissione Cultura della Camera, prevede che le famiglie ricevano una comunicazione dettagliata sui contenuti delle attività educative almeno sette giorni prima del loro svolgimento. Gli studenti senza autorizzazione familiare dovranno partecipare ad attività alternative. Inoltre, il testo vieta l'educazione sessuale nella scuola dell'infanzia e subordina la presenza di esperti esterni all'approvazione del collegio docenti e del consiglio d'istituto. Le proposte di Fratelli d'Italia e Lega, rispettivamente firmate da Alessandro Amorese e Rossano Sasso, hanno ispirato il disegno di legge, con quest'ultimo che propone di vietare qualsiasi riferimento a identità di genere e orientamento sessuale.
Numerosi esperti e operatori dell'educazione hanno espresso preoccupazione per le implicazioni del disegno di legge. Rossella Silvestre e Claudia Cicciotti di ActionAid hanno criticato il divieto di educazione sessuale nella scuola dell'infanzia, ritenendolo in contrasto con le linee guida di Unesco e Oms. Anna Dauria del Movimento di Cooperazione Educativa ha sottolineato l'importanza dell'educazione sessuo-affettiva come parte integrante della formazione scolastica, mentre Giulia Ponziglione dell'Associazione Nazionale Presidi ha contestato l'eccessivo potere di veto concesso alle famiglie.
Dall'altro lato del dibattito, Aldo Rocco Vitale del Centro Studi Rosario Livatino ha difeso il consenso informato come un'applicazione dell'articolo 30 della Costituzione, che riconosce ai genitori il diritto-dovere primario nell'educazione dei figli. Maria Rachele Ruglio di Generazione Famiglia ha sostenuto la necessità di un divieto esplicito di riferimenti a genere e identità fluide, mentre il Moige ha descritto il ddl Valditara come un provvedimento equilibrato che rispetta la sensibilità delle famiglie.
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