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“Ora misure per rinnovo mezzi”

L'appello dopo il rinvio che "salva" i diesel euro 5

“Ora misure per rinnovo mezzi”

”Il rinvio al primo ottobre 2026 del blocco ai diesel Euro 5 è un provvedimento tampone, necessario per dare respiro alle imprese artigiane, ma non può essere considerato una soluzione definitiva. Il nostro tessuto produttivo, fatto in gran parte di micro e piccole imprese, ha bisogno di tempo e strumenti concreti per affrontare la transizione ecologica in modo sostenibile”. Così ha dichiara Confartigianato Imprese Veneto, commentando l’emendamento approvato al decreto Infrastrutture che ha spostato di un anno lo stop delle auto diesel 5 nelle città sopra i 30mila abitanti.

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I dati sul parco circolante trasporto merci alimentati a gasolio in Veneto (Fonte Aci) dicono che 3 camion su 10 sono già Euro 6 e altrettanti Euro 5 e 4. In tutto 210 mila automezzi su 348 mila.

“La Pianura Padana - sottolinea il presidente Roberto Boschetto - ha caratteristiche geomorfologiche uniche in Europa, che amplificano il problema dell’inquinamento atmosferico. Ma proprio per questo, servono soluzioni integrate, è necessaria una valutazione più complessiva del problema. Il nostro sistema produttivo, basato su una miriade di piccole imprese diffuse, chiede coerenza tra obiettivi ambientali e sostenibilità economica”.

In quest’ottica, Confartigianato Veneto chiede anche che i biocarburanti come l’Hvo (olio vegetale idrotrattato) vengano riconosciuti e incentivati come soluzioni concrete per la transizione ecologica, compatibili con i mezzi esistenti e subito attuabili, purché sostenuti da una politica industriale coerente.

“È fondamentale - chiarisce Massimo Ruffa, presidente degli autoriparatori di Confartigianato Imprese Veneto - che il tempo guadagnato non venga sprecato. Serve una programmazione seria e continuativa di incentivi per il rinnovo del parco mezzi, soprattutto quelli strumentali all’attività d’impresa dando anche deroghe di utilizzo in relazione alla reale percorrenza effettuata. Senza strumenti adeguati, il rischio è di spingere fuori mercato migliaia di artigiani che non hanno alternative praticabili nel breve periodo”.

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