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l'allarme

Dal 2020 via un medico su quattro

In Polesine l’emorragia di dottori di famiglia maggiore del Veneto: 43 in meno, il -26%

Dal 2020 via un medico su quattro

In Polesine mediamente un medico di medicina generale ha 1.641 assistiti. E’ il numero più alto di tutte le province venete con la media regionale che, già alta, si attesta sui 1.551 pazienti per medico.

Perché purtroppo il numero dei medici in provincia di Rovigo continua a calare vertiginosamente. Come emerge dal rapporto appena diffuso dall’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali del Veneto sulle “Cure Primarie nella Regione Veneto”, fra 2020 e 2024 la provincia di Rovigo è quella che ha fronteggiato l’emorragia più violenta di camici bianchi, con un calo pari a ben il -26% in quattro anni, oltre il doppio rispetto alla flessione pur pesante del -11% del Veneto nel suo complesso, passando da 166 medici a 123. E, fra 2019 e 2024 le zone carenti sono triplicate, passando da 20 a 60.

Nel frattempo però, sono intervenute delle novità anche dal punto di vista normativo: un tempo c’era il medico condotto, poi è diventato medico di famiglia, poi medico di medicina generale e ora medico del ruolo unico di assistenza primaria. E non è solo un mutamento lessicale, perché si accompagna alla riorganizzazione dell’assistenza socio sanitaria territoriale così come prevista dal Decreto 77 del Ministero della Salute del maggio 2022 e finanziata dalla missione 6 del Pnrr, in particolare con le “Case della comunità”, che son una sorta di nuovi “Punti Sanità”, più evoluti. In Polesine se ne stanno realizzando cinque, alla Cittadella sociosanitaria di Rovigo, ad Adria, Porto Tolle, Badia Polesine e Castelmassa. In Veneto ne sono previste 99 e solo 62 sono già realizzate. Quelle polesane ancora no, ma lo saranno a breve. E l’incarico di medico del ruolo unico di assistenza primaria, come prevede il contratto nazionale, “comporta lo svolgimento di attività a ciclo di scelta e attività oraria pari a 38 ore settimanali, con progressiva riduzione dell’attività oraria rispetto all’aumento delle scelte in carico fino al massimale di 1.500 assistiti”.

La buona notizia è che sul fonte dei pediatri è uno solo il posto vacante. Almeno per ora. Invece, il numero dei medici di medicina generale in Polesine, rimarca l’Ires “si è ridotto dal 2020 di 43 unità (-12 nell’ultimo anno) e sono aumentate di 37 le zone carenti. A partire dal 2025 si è definito il ruolo unico che integra i medici di assistenza primaria e quelli di continuità assistenziale (ex guardia medica), consentendo loro di svolgere sia attività a ciclo di scelta (con pazienti assegnati) sia attività oraria (in strutture pubbliche). In particolare si prevede che: ogni medico di medicina generale è tenuto a mettere a disposizione dell’Ulss 38 ore settimanali, suddivise tra attività ambulatoriali, domiciliari e di continuità assistenziale. Questo monte ore può essere modulato in base al numero di pazienti assistiti, fino a un massimo di1.500. I medici operano all’interno delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e delle Case della Comunità, collaborando con altri professionisti sanitari per garantire un’assistenza integrata e continua. Oltre alla cura dei pazienti, i medici del ruolo unico partecipano a programmi di prevenzione, telemedicina, vaccinazioni e assistenza domiciliare, contribuendo a una gestione più efficiente delle risorse sanitarie”.

Intanto, come emerge sempre dal rapporto Ires dei 123 incarichi vacanti di ruolo unico all’inizio dell’anno in Polesine, ne sono stati assegnati quattro, con 119 incarichi rimasti vacanti. E se va detto che il calcolo viene effettuato sulla base del “massimale ideale”, ovvero di 1.200 assistiti per medico, va anche evidenziato che le sofferenze sul territorio sono notevoli. A cominciare proprio dal capoluogo: “Rispetto all’annualità precedente, gli incarichi che risultano vacanti, a seguito della nuova metodica di determinazione del fabbisogno, evidenziano la difficile situazione presente nell’ambito 9 del Distretto 1 (che comprende i Comuni di Boara Pisani, Rovigo, San Martino di Venezze) in cui gli incarichi da assegnare sono passati da 16 a 30, nell’ambito 4 del distretto 2 (che comprende i Comuni di Loreo, Porto Viro, Rosolina) passati da 6 a 12 e nell’ambito 7 del distretto 1 (che comprende i Comuni di Canaro, Fiesso Umbertiano, Occhiobello), passati da 4 a 11”.

Il 4 luglio scorso è stato conferito un incarico temporaneo di medico del ruolo unico di assistenza primaria nell’ambito 4 del Distretto 1, a Badia Polesine, con ambulatorio principale in Riviera Miani 66, alla dottoressa Claudia Boldrin iscritta al secondo anno della Scuola di formazione in Medicina generale. Una buona notizia, ma purtroppo una goccia nel mare: “La situazione è tristemente nota - rimarca il direttore generale dell’Ulss Polesana Pietro Girardi - Come azienda, ma anche i sindaci, stiamo cercando di trovare tutte le soluzioni possibili, ma la carenza di medici è un problema generalizzato e il Polesine sconta anche un problema demografico: se calano le fasce di età in età lavorativa e aumentano gli anziani ci saranno sempre meno medici. E, parallelamente, sempre più pazienti. Per questo voglio ringraziare i medici che rimangono oltre l’età della pensione e tutti quelli che accettano di aumentare il proprio massimale. E’ anche grazie a loro che stiamo tamponando questa situazione”.

Un’altra soluzione-tampone è quella degli “ambulatori di continuità assistenziale diurna”, Ucad, a Bergantino, Melara, Sant’Apollinare, Rovigo e Polesella, riservati agli assistiti che, momentaneamente, non hanno ancora potuto effettuare la scelta del medico di medicina generale. La speranza è che anche le Case di comunità possano aiutare. “Stiamo discutendo con varie associazioni per cercare di garantire anche una loro presenza in queste strutture, dobbiamo mettere in campo tutte le risorse possibili”, rimarca Girardi.

Intanto, secondo i dati Fimmg in Polesine nel triennio 2022 - 2024 sono andati in pensione 29 medici di medicina generale e 376 in tutto il Veneto e nel 2025, in tutta la regione, ci sarà un saldo negativo tra medici in uscita e nuovi ingressi pari a 156 unità in meno. Inoltre, evidenzia l’Ires, citando uno studio Gimbe, “nonostante l’aumento delle borse di studio, la Regione Veneto nel corso degli anni, ha riscontrato sempre più difficoltà nel coprire tutti i posti disponibili. Nel concorso per il triennio 2024-2027, circa il 40% delle borse finanziate sono rimaste vacanti: anche con l’incremento delle borse di studio permangono sfide legate all’attrattività della professione”.

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