VOCE
ECONOMIA
13.07.2025 - 23:03
Campion (Confartigianato): “Possiamo diventare un laboratorio per vacanze esperienziali”
In Polesine diminuiscono gli arrivi turistici: un trend già chiaro nel 2024 e che viene confermato dai dati relativi ai primi quattro mesi di quest’anno. A lanciare l’allarme è il presidente di Confartigianato Polesine Marco Campion, che dice: “La sfida è costruire un modello turistico alternativo, esperienziale e sostenibile. Il potenziale c’è, basta saperlo comunicare”.
Il Veneto continua a trainare il turismo nazionale con oltre 11 milioni di arrivi e 45 milioni di presenze nella sola stagione estiva 2024. Ma all’interno di questo quadro positivo, c’è una provincia che resta indietro: la nostra. I dati dell’estate 2024 segnano per il Polesine una contrazione del 17,5% negli arrivi e del 18,4% nelle presenze rispetto allo stesso periodo del 2023. In valori assoluti si passa da 206.383 a 170.220 arrivi e da 1.321.272 a 1.077.792 presenze. Una frenata che colloca la provincia in coda alla classifica regionale.
Anche i dati più recenti non lasciano spazio a entusiasmi. Secondo l’Istat, nel primo quadrimestre 2025 Rovigo registra 42.908 arrivi e 96.465 presenze, con un calo contenuto rispetto allo stesso periodo del 2024 (-0,35% e -0,05%). Numeri lontani dalle performance, comunque non paragonabili, di Padova (600mila arrivi), Treviso (261mila) o Belluno (290mila), ma che mantengono una certa stabilità nel tempo.
Una lettura solo quantitativa, però, rischia di non cogliere la vera sfida - e la vera opportunità - che ha di fronte il Polesine: costruire un modello turistico diverso, alternativo, sostenibile. “A Rovigo non abbiamo i numeri di Venezia o Verona, ma possiamo e dobbiamo puntare su un’offerta unica - afferma Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine - abbiamo il Delta del Po, borghi fluviali, paesaggi rurali, una tradizione agricola e artigiana radicata e luoghi ideali per il turismo lento, immersivo ed esperienziale. Manca una regia, una visione d’insieme, ma il potenziale c’è tutto: non siamo inflazionati, e questo oggi è un punto di forza”.
In un contesto in cui l’artigianato legato al turismo rappresenta in Veneto oltre 18.500 imprese e 63mila addetti, anche Rovigo può dire la sua. Il tessuto produttivo collegato al comparto conta 1.039 imprese artigiane (il 5,6% del totale regionale), con quasi 3.700 addetti. L’agroalimentare è in prima linea con 200 aziende, seguito da ristorazione (158), bar e pasticcerie (64), trasporto persone (73) e manifatture tradizionali (116).
“Bisogna ripartire da qui - insiste Campion - dalle eccellenze locali, dal ‘saper fare’, dalla bellezza autentica dei nostri luoghi. Il turista di oggi cerca esperienze vere, relazioni umane, contatto con la natura. Il nostro territorio può offrire tutto questo, ma serve un piano. Servono investimenti, strumenti digitali per comunicare meglio, percorsi tematici coordinati, promozione integrata. Non abbiamo nulla da invidiare ad altri territori, ma dobbiamo imparare a raccontarci”.
Anche a livello regionale, il 2024 ha segnato una fase di rallentamento dopo il boom post-pandemico: gli arrivi estivi sono cresciuti solo dello 0,1%, mentre le presenze sono scese dell’1,4%. Tiene la componente estera, mentre calano gli italiani (-4,4% arrivi, -4,2% presenze). A diminuire sono state in particolare le località balneari, termali e montane, mentre crescono le città d’arte (+1% arrivi, +0,8% presenze), segno che l’offerta culturale e urbana resta attrattiva.
Il Polesine, in questo scenario, ha un vantaggio: può ancora scegliere che tipo di turismo costruire. Non deve rincorrere modelli saturi o ripetere formule già viste. Può proporsi come laboratorio di turismo esperienziale, di narrazione, di territorio. Può fare della lentezza un valore, della biodiversità una risorsa, della piccola impresa un tratto identitario. “Il turismo cambia pelle - conclude Campion - Rovigo non può competere sul numero di alberghi o sulla notorietà dei monumenti, ma può offrire autenticità. Il nostro compito, come associazioni, istituzioni e comunità locali, è di crederci insieme, lavorare a una visione comune e investire nella promozione. Perché il potenziale c’è: basta solo crederci e saperlo accendere”.
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